Come gestire il lutto per ricominciare a vivere

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La morte fa parte delle esistenze di tutti noi, ma ci sono situazioni molto difficili da gestire, specialmente quando la perdita è improvvisa oppure quando con questo tema non si aveva mai fatto i conti prima. Esistono una serie di fasi che si vivono in seguito ad un lutto, e solo attraversandole si può ricominciare a vivere. Per saperne di più, ne parliamo con Claudia Melandri, psicologa-psicoterapeuta faentina specializzata in elaborazione del lutto naturale e traumatico.

Dottoressa, quali sono le fasi del lutto?

«Quando si riceve la notizia della perdita di una persona cara, inizialmente si risponde con uno shock: “non è possibile”; poi compare la rabbia, che è seguita dalla disperazione, da un dolore inconsolabile. Successivamente si presenta una fase di depressione e alla fine giunge la consapevolezza, perché piano piano si comincia a fare i conti con quanto è accaduto. L’elaborazione del lutto si completa quando riusciamo a far rivivere dentro di noi la persona che non c’è più. Accade quando si riesce a parlare di quella persona senza che il cuore si spezzi in due, quando il dolore lascia spazio alla nostalgia».

Quanto tempo ci vuole per affrontare la perdita di una persona cara?

«La durata è variabile, e dipende molto dalle capacità che l’individuo ha per rispondere al dolore. Generalmente ci vogliono circa un anno, un anno e mezzo, ma le varie fasi possono anche alternarsi e vengono vissute con diversa intensità da persona a persona. Quando non si riesce a elaborarlo si parla di ‘lutto complicato’ e la depressione, che fino a quel momento era stata di tipo reattivo, cioè una risposta funzionale alla condizione che si sta vivendo, diventa cronica. Inoltre, possono presentarsi anche altri disturbi psichici».

Ci sono situazioni più difficili di altre?

«È veramente molto soggettivo. Possono arrivare in terapia persone che stanno malissimo per la scomparsa del proprio cane o del proprio gatto e richiedere molto più tempo di chi ha perso un familiare. Quando il lutto riguarda un animale ci si sente più soli e meno compresi, specialmente quando gli altri tendono a minimizzare quanto è successo. Non esiste una norma, certo è che le morti traumatiche, quindi improvvise, sono quelle che si gestiscono con maggiore difficoltà. Quando invece la causa della morte è una malattia, specie se lunga, la persona inizia a dire addio al proprio caro sin da quando è ancora in vita. Non ci si abitua all’idea della morte, ma diverso è quando questa arriva del tutto inaspettata».

Che cosa si può fare per gestire la perdita?

«È molto importante compiere dei rituali: il funerale, per esempio, è uno di questi e serve per sancire il cambiamento, per realizzare che la perdita è reale. Ma si possono scegliere anche altre modalità, come accendere una candela, scrivere una lettera. Nel caso in cui la perdita sia vissuta anche da un bambino, gli si può chiedere di fare un disegno, di realizzare un pensiero concreto per chi non c’è più. Dedicare un momento alla persona scomparsa, serve a chi resta, sono atti che rimettono in moto la narrazione della nostra vita, che ci fanno andare avanti. Inoltre è importante condividere il dolore, e chiedere aiuto quando accettare la perdita diventa un’impresa impossibile, oppure quando ci si accorge che da soli non ci si riesce».

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