Cocktail: "Monica E Tonica", l’idea di unire gin e ceramica di Faenza

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Stella Palermo è un bel nome mediterraneo e solare, come lei, ma anche il nome d’arte è a sua volta di quelli che restano in mente: Monica E Tonica. Nato per caso, in un gioco fra sorelle, un po’ come la sua professione, diversa da quella per la quale era arrivata prima in Toscana proprio dalla Sicilia nel 1999: studiare oreficeria. Per poi approdare in Romagna, all’Osteria della Sghisa di Faenza con Walter Dal Pane. Qui ha imparato prima a conoscere e vendere il vino, poi è partita con i cocktail e non si è più fermata. Stella nel suo campo potremmo inserirla fra i nomi emergenti, qualche idea singolare l’ha già fatta circolare e si è fatta notare, per questo raccontiamo di lei in questa prima “puntata” di un viaggio estivo che faremo nei bar e nei locali per capire cosa e come si beve di buono e di originale in Romagna e chi sono i professionisti capaci di mettere un tocco di stile nei nostri tumbler.


Tendenze estate
Da Milano, che indossa sempre quel primato di capitale di ogni moda, soprattutto se è “da bere”, le tendenze in fatto di mixology per la stagione che va a iniziare si focalizzano su: “instagrammabilità”, vale a dire estetica più possibile fotogenica. I cocktail devono essere belli da vedere e ovviamente da immortalare e veicolare attraverso il social del quale i bartender sembrano fare maggiore uso, Monica E Tonica compresa. Poi viene la sostenibilità: di ingredienti, contenitori, cannucce ma non di plastica anzi magari di nessun tipo, gradazione alcoliche ragionate, anche mini, ingredienti il più possibile inusuali, funghi compresi, e gin rosa. Stella con le sue scelte dimostra di essere sul pezzo. L’abbiamo incontrata alla “Cena itinerante” di Faenza qualche settimana fa.


Gin e ceramica
Appassionata di gin, ogni occasione per lei è buona per volare a Londra a fare qualche nuova scoperta. Stella ha un naso che sa cogliere bene le sfumature e su quelle lavora. «Il gin è buono in generale, specie quello londinese. Ultimamente mi sono concentrata sul Gadir ai capperi di Pantelleria e sull’Edgerton con infusione di melograno. Di quest’ultimo mi piace moltissimo il colore, molto femminile. A ogni gin tonic abbino poi una botanica. L’ultima che ho sperimentato è l’aglio nero fermentato di Nero Fermento, è nato così il mio Gin Toner». Il gin tonic è il suo forte «non può passare mai di moda, va bene per pasteggiare, col pesce in particolare, ma è anche vero che si beve ovunque, riuscire a berlo fatto bene, tanto per cominciare senza cannuccia… fa la differenza». Magari passeggiando e magari in un contenitore che “parli proprio di lui”. Come i bicchieri che Stella si fa preparare per i suoi eventi speciali dalla ceramista faentina Elvira Keller. «Sono bicchieri decorati con una serie di parole che contengono la parola “gin” all’interno di un vocabolo più lungo – spiega Stella –. Ginevra, origine, cugino, gingillo, ciliegina, vagina, ginius, ginepraio, yogin… chi beve sceglie quella che l’attira di più e il cocktail glielo preparo lì dentro, se vuole acquista anche il bicchiere, così se ne ricorda meglio».


Bere con gusto
Dal suo osservatorio Stella non indovina solo i gusti dei clienti, «quello bisogna sempre saperlo fare, perché io posso avere una mia idea magari originale, ma non la voglio imporre, devo capire se chi beve è disponibile a provarla, a me almeno piace fare così». Da dietro il bancone vede evolversi scelte e richieste, ma le orienta anche, con un sorriso. «Oggi non si beve più solo il fine settimana, l’aperitivo, e per aperitivo io intendo il bere, si fa anche a inizio o metà settimana con sempre più frequenza, quindi è necessario che le persone bevano bene, qualità e quantità corretta. Gin tonic e Americano sono i miei preferiti, ma sono anche quelli che tutti chiederanno sempre, come li fai e con che cosa fa la differenza». Per l’Americano ama usare vermouth anche di marche molto note ma un po’ dimenticate, che magari qualcuno crede “estinte” ma non è così. Un esempio: Rosso Antico e Select. «Adoro anche un vermouth sardo che si chiama Macchia, ottimo anche solo con ghiaccio e soda. Oppure il vermouth di Baravelli, o l’Arrangiato, entrambi ideati da Baldo Baldinini. Credo nella contaminazione e nell’incontro, credo che i miei colleghi dovrebbero essere meno gelosi delle proprie idee, dal confronto nasce sempre qualcosa di meglio, di più buono».

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