Cocktail, la qualità del bere secondo il bartender Charles Flamminio

Archivio

Una passione che arriva da lontano, coltivata viaggiando per il mondo a scoprire ricette e materie prime. I suoi ingredienti sono i distillati, ma non solo, perché oggi un barman fa la spesa esattamente come uno chef e, come nel suo caso, non di solo alcol si occupa: lui, infatti, è anche un bartender del tè. Miscelare è il suo mestiere, ma Charles Flamminio, 50 anni, molisano di origine, romagnolo da oltre 20, di sé dice: «Arrivo dalla terra. Mio padre aveva 78 ettari di campi, e 30 di vigna. In casa faceva il ratafià, mia madre i liquori con i frutti, fin da piccolo sapevo cos’era il mosto d’uva e come si creavano i liquori».


Oggi fa il consulente di aziende che i liquori e distillati li producono, lavora con 8 brand diversi fra cui Gin Mare, per cui ha animato uno degli stand più interessanti dell’ultimo “Al mèni”, Robby Martin Gin, la tonica Imperdibile, firma le drink list di molti locali di tendenza, sta anche dietro il bancone due sere a settimana nel cuore di Rimini alla Gineria Illegale (lunedì e venerdì. Invece martedì, mercoledì e giovedì Charles miscela al chiringuito del Bagno Ricci sempre a Rimini dove serve i suoi tè tonic e le sue acque aromatiche in spiaggia, oltre al suo nuovo gin tonic alle alghe atlantiche: «Volevo far sentire un cocktail per far bere qualcosa che sembra il mare a dieci metri dal mare».


«Faccio ogni giorno ricerca sui prodotti, dalla frutta alle botaniche, verdure, erbe e spezie, radici e fiori, e ovviamente distillati, che posso mettere nei miei cocktail. Quello che gli chef mettono in polvere nei loro piatti, io lo traduco in liquido. Se lo chef mette la polvere di curcuma, ad esempio, io uso lo sciroppo di curcuma».
Arrivato in Romagna 22 anni fa, entrato al Grand Hotel come cameriere e uscito capo barman, dopo stagioni su stagioni, Charles a 40 anni ha deciso per la svolta definitiva, investendo su un viaggio intorno al mondo per seguire i corsi dei più affermati barman. «A Miami, una specie di Rimini in formato America, si facevano i margarita da mezzo litro. non era un luogo dove cercare qualità, a Chicago ho studiato storia del proibizionismo…» racconta, e fra aneddoti e attualità spiega il percorso anche avventuroso di chi fa il suo mestiere, che presuppone prima di tutto: viaggiare, cercare. In Romagna ha aperto il Belludi 42 a Riccione nel 2016, fra i primi dieci cocktail bar d’Italia l’anno dopo. Oggi si muove fra tanti impegni differenti e studia sempre abbinamenti e ricette nuove, per unire tè e formaggi ad esempio, o anche per comporre vinaigrette innovative, non solo cocktail. Cerca, estrae, mette in infusione e frulla ingredienti, crea da sé quel tocco che caratterizza i suoi cocktail. Cerca i distillati più rari. Le sue ultime novità sono tre gin: all’ostrica, alle alghe oceaniche e alla birra. «Mi piace abbinare gin tonic e tartare, e un piccolo consiglio è: quando si fa food pairing non bisogna utilizzare le stesse dosi per il cocktail, ma stare più leggeri. E occhio che un gin tonic contiene cl 5 di gin e cl 15 di tonica, bisogna dimenticare quei gin tonic da discoteca 50 e 50 che servivano “a prendere velocità”. Bere un buon gin tonic è ben altro e io sono sempre contro il bere di bassa qualità».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui