Coca nella bilancia del bar di Marina di Ravenna: arrestati 2 soci

Nel bar, fra pentole e padelle, cocktail e brioche, avevano anche marijuana e cocaina. E chiamati a spiegare la funzionalità del bilancino di precisione trovato dai carabinieri durante l’ispezione, entrambi i soci del locale di Marina di Ravenna hanno dichiarato servisse per preparare particolari piatti ispirati alla cucina molecolare, dove anche un granello in più fa la differenza. Peccato però che le tracce di polvere bianca rimaste dall’ultima pesata, fossero senza dubbio residui di droga e non ingredienti. In due, Salvatore Benvenuti e Antonino Scaravilli, entrambi 23enni soci del Bar Papi, sono stati arrestati per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio.

L’esposto dei residenti

L’intervento dei carabinieri del Nucleo Operativo risale a sabato notte e rientra nell’ambito di una più articolata indagine condotta insieme ai militari della Stazione di Marina di Ravenna. Da ormai diverse settimane i residenti della zona lamentavano un viavai sospetto dal locale. Qualcosa di diverso rispetto al normale flusso di clientela. Contro l’attività, aperta con un cambio di gestione poco prima dell’inizio dell’estate, era pure stato presentato un esposto. Da qui è iniziata l’attività di perlustrazione: singolare, secondo quanto appurato dagli investigatori, che alcuni clienti si affacciassero con certe “ordinazioni” non meglio specificate, talvolta sentendosi rispondere che la “portata” non era più disponibile, perché terminata. Episodi sospetti, confluiti sabato scorso nel controllo notturno. Nel locale, durante la perquisizione, sono sbucati 10 grammi di cocaina già suddivisa in dosi, e altri 5 grammi di marijuana.

Il processo

Arrestati entrambi, i due giovani sono comparsi ieri mattina davanti al giudice Federica Lipovscek per l’udienza per direttissima. Difesi dall’avvocato Giuliano Lelli Mami, i due soci hanno voluto giustificare la presenza del bilancino, sostenendo che servisse per le elaborate preparazioni culinarie, invitando anche a controllare la pagina Instagram dell’attività. Una versione ritenuta non credibile né dal vice procuratore onorario Adolfo Fabiani, né dal giudice, che ha convalidato l’arresto. Non solo il bilancino era sporco, rimarca il magistrato, puntualizzando un’altra apparente contraddizione emersa nel corso dell’udienza; non ci si spiega cioè la necessità di nascondere la dose di marijuana dentro gli slip se questa fosse - come dichiarato da uno dei due giovani - per uso personale. Per entrambi il processo proseguirà a settembre, dopo la richiesta dei termini a difesa. Nel frattempo sono stati rimessi in libertà e potranno tornare al lavoro, pur con obbligo di firma tre volte a settimana.

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