Claudio Tipa, l’uomo delle sfide "Vi racconto la mia Toscana"

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Claudio Tipa, te ne accorgi già dopo i primi minuti di chiacchierata, è un uomo dal piglio deciso. Un imprenditore che sa quello che vuole e che non accetta un no come risposta, nemmeno se ci vogliono sette anni per arrivare a una decisione. Perché tanti ne sono serviti per riuscire ad acquistare nel 2011 il gioiello vinicolo della sua corona, quel Poggio di Sotto a Montalcino la cui annata 2016 è stata premiata da Luca Gardini con il massimo dei voti: cento centesimi.

Mecenate, sportivo con la passione della vela, appassionato di vino da sempre ed ex presidente del consorzio del Montecucco, Tipa ha portato nell’enologia la lungimiranza che l’ha accompagnato nella sua vita imprenditoriale costellata di successi. Partendo dall’acquisto della tenuta ColleMassari nella doc Montecucco in Maremma più di 20 anni fa, a cui si è aggiunto Podere Grattamacco a Bolgheri e successivamente Poggio di Sotto e San Giorgio a Montalcino.

Ma per il patron di ColleMassari non è sempre stato tutto in discesa. Ogni centimetro della sua carriera è il frutto di un percorso intrapreso a 14 anni, quando lascia la Tunisia (dove la sua famiglia si era trasferita) per tornare in Italia, e più precisamente a Roma. «Sono partito dal basso – mi racconta – ma sono cresciuto in fretta. Capacità e fortuna sono state le mie fedeli alleate per anni, quando un mattone sopra l’altro stavo costruendo la mia azienda di impianti di sicurezza di alta tecnologia». Nel frattempo, il pomeriggio scappava all’hotel Hilton per seguire un corso da sommelier «e la sera con gli amici ci trovavamo a bere delle bottiglie», dando così sfogo alla sua passione per il vino.

Nuova rotta

All’età di 50 anni, dopo aver attraversato e toccato con mano il difficile periodo di Tangentopoli, avendo lui lavorato per il settore pubblico, Claudio Tipa decide di lasciare e dedicarsi anima e corpo al vino. «L’idea è partita nel 1998, quando tra le opzioni per cambiare vita c’era quella della vita in campagna. Mi proposero ColleMassari, in una Doc neonata; il castello era piuttosto diroccato ma fui preso emotivamente in modo forte, chiamai mia sorella e mio nipote e alla fine dicemmo “facciamo questa follia”. Quello che è iniziato come un gioco è diventato il mio lavoro». Oltre 1.400 ettari, di cui 125 di vigneti tutti ad agricoltura biologica e circondati da boschi. Questa è ColleMassari, una tenuta a metà strada tra il Morellino e Montalcino, «con il nostro Sangiovese – dice Tipa – che ha preso l’importanza, la profondità e la longevità dei vicini ma con un pizzico di gioia in più, dato dalla vicinanza al mare».

La secondo sfida per questo imprenditore di origine siciliana si chiama Grattamacco, dove con l’enologo Luca Marrone “scrive” ogni anno la sua personale interpretazione di Bolgheri.

Montalcino

Ora però arriviamo nella nobile Montalcino, la più rinomata delle zono vinicole toscane. Da tempo Claudio Tipa voleva approdare in quella collina baciata dagli Dei enoici. «Un giorno, mentre era seduto in un bar a fumarmi un sigaro, il proprietario dell’attività mi disse: “lei Tipa, perché non si compra Poggio di Sotto?”». Il tarlo comincia a scavare nella testa di quest’uomo svelto e determinato, che dopo qualche giorno bussa alla porta di Piero Palmucci proponendosi come possibile acquirente. Ci voglio sette anni di trattative, fino a quando Palmucci dice queste quattro parole: «mi faccia un’offerta». «La faccio e gli do dieci giorni di tempo per decidere. Lui risponde di sì». È così che nel 2011 Poggio di Sotto entra nel gruppo ColleMassari e poco dopo arriverà anche Tenuta San Giorgio. Il risultato sono piccolissime produzioni di Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino che hanno saputo fare la differenza.

Da imprenditore moderno e innovativo quando si occupava di sistemi di sicurezza, Tipa col vino ha scoperto il piacere della semplicità. «Le mode – ricorda spesso – si rincorrono e poi muoiono, noi invece ci siamo affidati alla tradizione e non ce ne pentiamo». La sua è la storia di un uomo che ama stare in cantina ad assaggiare i vini, cogliendone le sfumature nel corso di quella lenta evoluzione che li eleva verso le vette della qualità.

Qualità, una parola che per Tipa è la base di partenza, sempre, anche nella sua adorata vela. Con la barca di famiglia Alinghi hanno vinto la Coppa America per ben due volte. Claudio è infatti lo zio di Ernesto Bertarelli, numero uno dell’imbarcazione svizzera.

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