Cipolle su tela, le opere dei pittori romagnoli

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«Cipolla / luminosa ampolla /petalo su petalo /s’è formata la tua bellezza /squame di cristallo t’hanno accresciuta / e nel segreto della terra buia / s’è arrotondato il tuo ventre di rugiada…e vive la fragranza della terra nella tua natura cristallina».

Con questi versi inizia l’Ode alla cipolla del poeta cileno Pablo Neruda, inclusa in Las Odas elementales, pubblicata da Guanda di Parma nel 2001. La bellezza di questo bulbo attira anche i pittori romagnoli che la immortalano sulla tela come Emilio Filippini (Cattolica 1870-1938), il “pittore solitario” come lo definisce Pier Giorgio Pasini nel volume dedicato all’artista dalla Banca Popolare Valconca nel 1999. Con il diploma in Belle Arti a Urbino completa il suo itinerario formativo iniziato a Sacile poi a Venezia, Lucca e Roma. Nel 1898 rientra in famiglia a Cattolica, si dedica con successo ai temi sociali e, negli anni sempre di più, al paesaggio e alle marine. Sono gli anni anche delle nature morte tra le quali quelle dedicate alle cipolle ritratte magistralmente con i pastelli o con una corposa pittura ad olio. Orazio Toschi (Lugo di Romagna 1887- Firenze 1972) del quale quest’anno ricorre il cinquantenario della scomparsa, pratica una pittura molto ispirata che lui stesso definisce “lirico-musicale” nella quale le forme naturali tendono a smaterializzarsi attraverso la morbidezza del segno e il dosaggio della luce richiamandosi ai preraffaelliti e ai simbolisti. Colpisce la sua sincerità quando scrive su “Il pittore e la sua anima”, riportato nel volume a lui dedicato da Cecilia Daddi Pistolesi pubblicato da Enit Faenza nel 1996, a proposito delle nature morte che dipinge secondo la tradizione: “piacevoli studi che si rinnovano ogni volta senza lasciare alcuna traccia nell’anima… come un cibo che si è gustato e che ci ha nutrito, ma poi non lascia memoria o rimpianto di sé”. Felice Bertozzi (Rimini 1915-1994) laureato in Scienze Economiche e funzionario di banca, dipinge nel tempo libero seguendo gli insegnamenti di Emo Curugnani dal quale assorbe tecnica e carattere. Ottimo disegnatore, compone la scena dei suoi quadri con uno schema costruttivo geometrico molto accurato, scomponendolo in tessere di colore che moltiplicandosi creano ombre, sfumature e cambi di tonalità, dando origine a uno stile personale di grande suggestione. Queste caratteristiche sono facilmente identificabili nella composita natura morta con la treccia di cipolle pubblicata su “Pittori Riminesi”, il volume curato da Marco Gennari, edito da Pazzini di Villa Verucchio nel 2012. Nel 1936 sul “Popolo d’Italia” Luigi Pasquini definisce Giulio Cumo (Rimini 1906-1992): «caricaturista ufficiale della spiaggia di Rimini» e ne apprezza le qualità stimolandolo ad applicarsi al disegno e al colore per dedicarsi alla ritrattistica tradizionale per la quale è straordinariamente portato. Nel tempo Cumo si rivela il disegnatore più dotato e versatile che Rimini abbia mai avuto. Con il pastello e con l’olio esegue nature morte di cristallino verismo, tra le quali spicca quello espresso nelle cipolle del 1986 pubblicate sul volume a lui dedicato a cura di Manlio Masini e Gabriello Milantoni pubblicato da Era di Rimini nel 2000. Giorgio Boschi (Sant’Angelo in Lizzola 1948 – Santarcangelo di Romagna 2011), allievo all’Istituto d’Arte di Pesaro, si distingue per le sue straordinarie capacità pittoriche con le quali sviluppa immagini surreali nelle quali precisione e meticolosità caratterizzano scenari dove la metafora e il paradosso sono espressi con grande eleganza come testimoniano il manifesto per il 19ª Festival di “Santarcangelo dei Teatri d’Europa” del 1989 e la grande cipolla sospesa fra le nuvole del 1990, celebrazione della bionda “cipolla dell’acqua” tipica del borgo clementino.

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