Ciclismo, Mondiali 2020: Riccardo Magrini fa le carte... iridate

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IMOLA - Dal 2005 Riccardo Magrini è la voce tecnica del ciclismo su Eurosport. Dopo essere stato un buon corridore e un ottimo direttore sportivo, il toscano di Montecatini Terme si è letteralmente imposto come commentatore. Schietto, diretto, mai banale, Magrini ha imposto uno stile rivoluzionario che ha fatto crescere gli ascolti del ciclismo su Eurosport e ha regalato tantissimi tormentoni agli appassionati del pedale. Prima dell’approdo in televisione, Magrini fu anche direttore sportivo della Mercatone Uno, azienda imolese che con Marco Pantani fece la storia.

Magrini, lei ha avuto modo di conoscere Romano Cenni e di vivere parte dell’epopea della Mercatone Uno. Che ricordo ha di quel periodo?

«Purtroppo sono arrivato alla Mercatone Uno in un anno molto particolare (il 2002, ndr) e non ho avuto modo di conoscere in maniera privata Romano Cenni. Invece ho conosciuto ed apprezzato Luciano Pezzi, che reputo una delle persone più influenti nella storia del ciclismo italiano. Insieme crearono quella squadra che, con un campione come Marco Pantani come capitano, ha scritto una pagina di sport indelebile e meravigliosa. È triste vedere quel palazzone abbandonato all’uscita di Imola e quella biglia rimasta così malinconicamente sola».

Il Mondiale torna a Imola dopo 52 anni. Una città che ha sempre vissuto di ciclismo e che ha un posto particolare nel cuore di molti ciclisti.

«Imola per me è la Coppa Placci. Ogni anno noi ciclisti avevamo i nostri appuntamenti fissi e la gara imolese rappresentava uno dei più prestigiosi. Ricordo perfettamente il clima che si respirava alla partenza, ricordo la passione di Nino Ceroni e ho viva l’immagine di un giovanissimo Gianni Bugno che si presentò al via nel 1985 da neoprofessionista. Sono gare importanti che mancano tantissimo al calendario italiano. La Nuova Ciclistica Placci di Marco Selleri sta facendo un lavoro incredibile, continuando ad organizzare gare in un periodo in cui gli altri le cancellano. Sarebbe bello vedere risorgere anche la Coppa Placci».

Parlando della prova dei professionisti, uno degli interrogativi maggiori è se saranno favoriti gli atleti reduci dal Tour o quelli che stanno preparando il Giro.

«Credo che gli atleti reduci dal Tour de France avranno qualcosa in più nelle gambe. Una grande corsa a tappe regala un colpo di pedale superiore, specialmente se non si è terminata in riserva o logorati mentalmente. Wout Van Aert è chiaramente il grande favorito perché in salita non lo stacchi e in volata non è facilmente battibile. Poi dico Julian Alaphilippe: dicono che è in riserva, ma in realtà ha corso l’ultima settimana del Tour a bassi regimi con in testa esclusivamente il mondiale. E poi non si può non nominare Pogacar. Sabato scorso il giovane sloveno ci ha regalato una pagina incredibile di ciclismo ed ha tutto per ripetersi a Imola».

Attorno alla nazionale azzurra di Cassani ci sono molte perplessità. Lei, invece, ha più volte dichiarato di essere molto fiducioso.

«Io ci credo. Non mi piace avventurarmi in pronostici, però ho buone sensazioni e credo che questo possa essere l’anno giusto. L’Italia, a differenza di altre nazionali, ha la capacità di fare gruppo, di mettere il collettivo a servizio del singolo e credo che in un percorso come quello di Imola questo possa risultare vincente. Il mio nome è quello di Alberto Bettiol. Alberto ha già vinto ad altissimi livelli (Fiandre 2019, ndr) ed è maturo per l’esplosione definitiva. Chi dice che non è in forma non considera che Bettiol ha corso il Tour al servizio di Uran e, di conseguenza, non ha avuto spazio per iniziative personali. Ma per me la gamba è quella giusta».

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