Ciclismo, Marco Selleri: "Al nostro Mondiale ha vinto il più forte"

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IMOLA - Il Mondiale di Imola è diventato realtà grazie a loro. E ieri, dopo che le note della Marsigliese in onore di Alaphilippe erano riecheggiate all’Enzo e Dino Ferrari, Marco&Marco sono entrati in sala stampa e probabilmente per la prima volta dopo venti giorni, si sono seduti. Come per assaporare appieno il dolce gusto del lieto fine. E per riposarsi. Perché Marco Selleri e Marco Pavarini in questa “rincorsa” iridata hanno dato davvero tutto.

Allora Selleri, che sensazione prevale in lei alla fine del Mondiale imolese?

«La soddisfazione. Decisamente. E non sono stanco, anzi. Vi dico la verità, quando organizzi eventi del genere, in fondo, lo fai per passione e la gara è il momento più bello. Quello che ti gusti appieno. Lo stesso vale per il Giro d’Italia Under 23 e per altri appuntamenti. Certo, la nostra attenzione è sempre massima e restiamo concentrati sulla cura dei dettagli e sul funzionamento della macchina organizzativa, ma la corsa ce la vediamo eccome. Per questo adesso sono felice e divertito».

La corsa negli ultimi due giri ha regalato emozioni uniche, contento per il successo di Alan Alaphilippe?

«Questo Mondiale sarà ricordato a lungo per due motivi. Primo perché siamo riusciti a organizzarlo in venti giorni, certo, ma secondo e ben più importante, perché alla fine ha vinto il più forte. Chi arrivava dal Tour de France aveva qualcosa di più nelle gambe rispetto agli altri e Alaphilippe, obiettivamente, ha passato l’ultima settimana e mezzo della corsa francese ad allenarsi ad alto livello senza spendere eccessive energie. E quando domenica è scattato, al momento giusto, ha fatto la differenza».

Gli avversari possono nutrire qualche rimpianto secondo lei?

«Direi proprio di no. Ci hanno provato a riprenderlo, si vedeva, ma quando hanno capito che il francese avrebbe vinto l’oro, Van Aert e gli altri si sono concentrati sulla volata per le medaglie. Io mi tengo stretto questo podio, perché tante volte al Mondiale capita che possano vincere dei corridori a sorpresa e invece a Imola sono arrivati nei primi tre i campioni di oggi e quelli di domani. Alaphilippe è vincente da tempo ormai, Van Aert e Hirschi rappresentano il futuro del nostro sport. Non tradiranno».

Cosa le è piaciuto di più in questi quattro giorni di gare?

«Qui non ho dubbi. Le immagini dell’Eurovisione. Sono state qualcosa di semplicemente spettacolare. Ed emozionante. Noi conosciamo la nostra terra, vero, ma vederla dall’alto ha tutto un altro sapore. E fa un effetto nuovo. Credo che una promozione del genere per un territorio nessuno sport la possa offrire più del ciclismo. E quelle immagini rappresentano il giusto premio per chi ha investito nell’organizzazione dei Mondiali risorse economiche, come la Regione e gli sponsor, o tempo e lavoro, vedi i tanti volontari».

Lei e Pavarini avete mosso una macchina davvero perfetta, ha mai pensato di non arrivare in tempo con tutti i preparativi?

«Diciamo che non c’era spazio per questo tipo di dubbi. I due Marco ce l’hanno messa tutta, sì, ma da soli non si va da nessuna parte. E qui devo ribadire il ringraziamento gigantesco all’esercito di persone al lavoro da una settimana. Domenica, per controllare i 28.8 chilometri del percorso e fare in modo che tutto filasse liscio, sono servite 730 persone, fra volontari e forze dell’ordine. Loro hanno vegliato sul percorso e sui ciclisti, loro domenica mattina hanno dovuto riparare sul Gallisterna i danni provocati dal vento a protezioni e strutture. Sono stati davvero esemplari».

Da appassionato si sarà fatto un giro sul percorso per vedere da vicino il pubblico vero?

«Uno? Me ne sono fatti tre o quattro almeno. E ho goduto. Uno spettacolo unico. Su Mazzolano e Gallisterna ci aspettavamo oltre 15.000 persone e c’erano tutte, ma mi ha sorpreso ancora di più vedere tante tifosi dove non avrei mai pensato, ovvero vicino all’autodromo e anche in via Bergullo. In questi giorni passeremo per togliere le installazioni ed essere sicuri che sia tutto pulito, come lo abbiamo trovato. Ma noi del ciclismo non inquiniamo, per questo il nostro lavoro sarà facile».

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