Ciclismo, l'aria sarà pure frizzante, ma ci si scalda in salita verso il Valico della Collina

 Le ore di luce diminuiscono, l’aria diventa sempre più frizzante, ma non è ancora tempo di mandare in letargo la bici da corsa. Pur riducendo chilometri e dislivello, infatti, è possibile effettuare giri appaganti sia dal punto di vista tecnico sia paesaggistico, specie ora che boschi e colline assumono i cangianti colori dell’autunno. Un itinerario allenante e allo stesso tempo in grado di regalare panorami mozzafiato è quello che, partendo e tornando a Forlì, porta a scalare prima il valico della Busca da Rocca San Casciano poi, in rapida successione, il valico della Collina da Tredozio, scendendo, infine, lungo la vallata del torrente Valle. Due salite agli antipodi, una lunga (11 km) ed estremamente irregolare, l’altra secca (appena 2,8 km) e costante,  con pendenze a due cifre.

Itinerario

Forlì – Rocca San Casciano – S. Maria in Castello – Valico della Busca – Tredozio – Valico della Collina – Lutirano – Modigliana – Forlì. Distanza: 90-100 km (a seconda dell’opzione scelta per il rientro)

Salite

- Valico di Santa Maria in Castello (625 m) e Valico della Busca (699 m): lunghezza 11 km; pendenza media 4,3%, massima 10%; dislivello 478 m

- Valico della Collina (573 m): lunghezza 2,8 km; pendenza media 8,4%, massima 14%; dislivello 232 m

Partenza da Forlì verso il Valico della Busca

Dopo lo start dalla città mercuriale, quindi, si percorre la strada statale 67, risalendo la valle del Montone fino a Rocca San Casciano. Un avvio ideale per scaldarsi bene, con percorso in leggera ascesa e diversi mangia e bevi. Una volta arrivati a Rocca, si supera il paese e si raggiunge la frazione Casanova; poco dopo il cartello, si svolta a destra (Strada S. Maria in Castello) e si attacca la prima salita di giornata, che conduce a Santa Maria in Castello e, di qui, al valico della Busca. Come sviluppo chilometrico, può competere con le scalate del crinale, mentre la quota raggiunta (699 m) è decisamente inferiore. Nei suoi 11 chilometri di lunghezza si trova di tutto:  pendenze in doppia cifra e tratti in discesa, strappi e falsopiani. La pendenza media, di conseguenza, risulta bassa (4,1%) ma non bisogna commettere l’errore di sottovalutarla, perché non mancano i punti impegnativi. Il primo si trova proprio all’inizio, con 1,5 km al 6-7%: la strada sale sinuosa fra campi coltivati, completamente allo scoperto, poi, dopo una curva a destra, comincia ad addentrarsi in una valletta laterale. Contemporaneamente, la pendenza cala e, dopo un chilometro al 5%, si procede in falsopiano e poi addirittura in discesa fino al km 6,5.

Di qui in avanti, si torna faticare, visto che nei 3 chilometri scarsi per raggiungere il valico di S. Maria in Castello (km 9,3) si viaggia sempre intorno al 6,3%. Il paesaggio continua a essere caratterizzato da campi coltivati punteggiati da qualche abitazione rurale e radi boschetti, mentre il panorama, man mano che ci si alza, regala begli scorci sulla valle del Montone e le cime circostanti. Raggiunto il valico, si deve girare stretto a sinistra, quindi, dopo 200 metri di tregua, ci si addentra in mezzo alla vegetazione per affrontare il segmento più duro dell’ascesa, consistente in 500 metri al 10% scanditi da un paio di tornanti. Raggiunto il culmine, si esce allo scoperto e si può spaziare a 360° gradi, dalla valle del Montone a quella del Tramazzo, dalle vette del contro crinale al crinale appenninico, fino al mar Adriatico. A questo punto, manca un solo chilometro al valico della Busca, tutto in sali e scendi .

Il Valico della Collina è durissimo

Da qui, 6 km di facile discesa, caratterizzati nella parte finale da una serie di tornanti, conducono a Tredozio dove, attraversato il ponte sul Tramazzo, inizia subito la seconda salita del giro, quella che porta al Valico della Collina (573 m). I chilometri da percorrere non arrivano a 3 (2,8) ma restano ben impressi nella mente, basti pensare che la pendenza media è dell’8,4% con punte del 14% e un dislivello di 232 m. Insomma, una scalata per veri grimpeur, segnata dalla bellezza di 7 tornanti. I primi 2 chilometri sono in piedi, con un’inclinazione compresa fra l’8% e il 10% e la strada che si inerpica fiancheggiata prima da un filare di alti cipressi poi da un fitto bosco che a tratti cede spazio a campi coltivati. Al km 2, breve pausa di 200 m, quindi, si deve affrontare una rampa di 300 m al 14%, superata la quale il più può dirsi fatto. In corrispondenza del bivio per l’Azienda agricola “Collinaccia”, infatti, la pendenza cede decisamente e un breve tratto al 5,6% permette di guadagnare il valico, immersi in una florida vegetazione. Una volta scollinato, si scende velocemente a Lutirano (2,65 km) e, seguendo il corso del torrente Valle, in 13 km si raggiunge Modigliana.

Si sceglie la parte finale

Una volta qui, chi avesse ancora voglia di salire può mettersi alla prova scalando il passo del Trebbio dal suo versante più nobile e ostico (6,5 km con pendenza media del 6% e punte del 15%) o il monte Chioda (11 km con pendenza media del 4,5% e punte del 10%). In entrambi i casi, si ridiscende nella valle del Montone e in breve si fa ritorno a Forlì. Altrimenti si continua in direzione Faenza  (Strade provinciali 20 e 16) e si prende poi la via Emilia, sino a Forlì. Altrimenti, un’opzione meno trafficata sono i cosiddetti “labirinti”, ovvero il fitto reticolo di strade e stradine di campagna che caratterizza la zona a ovest della via Emilia. In questo caso, un chilometro dopo la chiesa di Rivalta, si può girare a destra in via Uccellina, seguire via Canovetta, quindi, attraverso S. Lucia, S. Mamante e Villagrappa fare ritorno a Forlì, oppure, arrivare alle porte di Faenza (via don Giovanni Verità) e in corrispondenza del ponte rosso prendere a destra via S. Martino, via S. Mamante, raggiungere Villagrappa e, infine, Forlì .

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