Ciclismo, Giro più Tirreno Adriatico: la Romagna farà il pieno

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Nel segno di Dante il Giro ritornerà in Romagna. Si sapeva da tempo che la corsa rosa avrebbe voluto onorare la memoria del Sommo Poeta nel 700° anniversario della morte con una tappa a Ravenna, dove Dante riposa. Quello che non si sapeva è che quello che sembrava un semplice assaggio, dopo l’abbuffata di tappe del 2020, si è trasformato in un altro menu completo con ben tre frazioni previste in Romagna.

Da Sestola in giù

Il Giro che dovrebbe essere presentato il 4 febbraio, ha tante sorprese con la Romagna che sarà attraversata in due occasioni. Come preannunciato dal presidente Bonaccini, Sestola ospiterà il primo arrivo in salita della corsa rosa (5ª tappa) e il giorno seguente Modena sarà sede della partenza della 6ª frazione (13 maggio). E qui iniziano le sorprese romagnole con la tappa che scenderà per tutta la via Emilia per concludersi a Cattolica (lo ha ufficializzato ieri la sindaca di Riccione, Renata Tosi, all’interno di una lettera aperta inviata a Bonaccini) con un volatone generale. Per Cattolica sarà il quarto arrivo dopo il 1957 (vittoria di Vlayen), 1958 (Carlesi) e 1978 (Van Linden). Lasciata la Romagna, il Giro scenderà la penisola per affrontare una seconda settimana molto impegnativa (arrivi duri ad Ascoli e a Campo Felice) con Foggia che sarà il punto più a sud di un Giro “nordista”.

Ritorno in Romagna

Il 20 maggio il Giro sarà di nuovo in Romagna per l’attesissima Siena-Bagno di Romagna, con la località termale che tornerà protagonista 4 anni dopo la vittoria del basco Omar Fraile. La tappa renderà omaggio a Dante (passando per Firenze), ad Alfredo Martini (attraversando Sesto Fiorentino) e si concluderà a Bagno di Romagna dopo aver scalato il Mandrioli. Esclusa l’ascesa al Monte Fumaiolo come avvenne nel 2017. La Romagna saluterà la corsa rosa giovedì 21 maggio, con la tappa che doveva arrivare a Ravenna nel nome di Dante, che è stata trasformata nella partenza verso Verona.

Deus ex machina

Chi sarà al Giro è il direttore di corsa Raffaele Babini, in procinto di partire per gli Emirati per l’Uae Tour, ma con i riflettori sempre puntati sulla corsa rosa. «Fa piacere vedere che il Giro tornerà in Romagna - commenta il presidente della Faentina - ed è bello vedere che la regione si impegni così per il ciclismo. La visibilità è fondamentale e speriamo che il meteo ci regali qualche giornata soleggiata perché le ultime uscite (Cesenatico e la crono di San Marino in particolare, ndr) sono state corse in condizioni terribili. Come sempre c’erano molte città in lizza e alla fine il disegno del Giro ha favorito la nostra regione che verrà attraversata in due occasioni. Ed è una rarità». Il nemico numero uno sarà ancora il Covid. «Tornare a disputare il Giro a maggio è già di per sé importante, ma paradossalmente rischiamo di trovarci in una situazione peggiore di ottobre e monitoriamo l’evoluzione del virus. Il ciclismo ha bisogno della gente, la gente ha bisogno del ciclismo. Speriamo di tornare il prima possibile alla normalità».

Non solo Giro

Tra le idee che balenano nella testa di Babini c’è quella di portare la chiusura della Tirreno-Adriatico in Romagna, progetto che potrebbe realizzarsi in futuro. «Da anni mi sto spendendo per questa proposta, perché sarebbe la soluzione perfetta per la corsa dei due mari, dal punto di vista sportivo e logistico. La Romagna ospiterebbe la crono finale e le squadre rimarrebbero qui in attesa della Milano-Sanremo».

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