Ciclismo, Giro d'Italia: Montaguti dalla bici alle moto regolatrici

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MONREALE - Quando correva per i francesi dell’Ag2r per tutti i compagni di squadra transalpini era “Moto Guzzi”. Adesso che ha smesso di correre, dopo aver disputato l’ultimo Giro nel 2019, Matteo Montaguti è pronto a salire veramente in moto e lo farà al seguito della corsa rosa per l’organizzazione di Rcs. Da oggi, giorno della prima tappa in linea, il meldolese sarà a bordo delle “moto regolatrici” al servizio dei corridori. «È un ruolo che ho già svolto nelle ultime corse organizzate da Rcs – spiega Montaguti – e posso dire che mi piace molto perché in pratica mi consente di essere dentro la corsa e a contatto diretto con i ciclisti. Le moto regolatrici sono uno strumento che l’Uci ha introdotto per aiutare i ciclisti in gruppo e che esercitano numerose funzioni di supporto e sicurezza. Siamo la connessione tra il plotone e la direzione di corsa ed in più analizziamo e gestiamo le possibili situazioni pericolose che potrebbero nascere lungo il percorso». L’esperienza in moto per Montaguti è iniziata con l’Abu Dhabi Tour, bloccata a causa del lock-down e poi ripresa con il calendario estivo di Rcs. Ovviamente con tutte le nuove norme legate al Covid-19. «Le norme sono rigidissime e mirano a tenere i ciclisti isolati dal resto dell’organizzazione. Anche nel mio caso i contatti sono minimi e ridotti solamente all’indispensabile ed è sufficiente pensare che anche in moto, sia io che il pilota, indossiamo sempre la mascherina. Rilancio l’appello verso il pubblico ad indossare la mascherina per tutelare noi e gli atleti, altrimenti ogni sforzo organizzativo sarebbe inutile». Matteo Montaguti ha preso il via a 9 edizioni del Giro d’Italia con l’esordio nel 2009 e l’ultima partecipazione lo scorso anno. Assistere dall’interno ad una corsa rosa senza romagnoli lo rattrista molto: «Mi dispiace tantissimo per i miei ex colleghi Belletti, Senni e Pacioni. Il Giro è semplicemente l’emblema del ciclismo in Italia e non disputarlo significa rischiare di finire nel dimenticatoio, perché le altre gare non hanno lo stesso ritorno mediatico. Spero che sia solamente un anno di passaggio e che già dal prossimo anno sia possibile tifare un romagnolo in corsa. Mi rendo conto anche di quanto sia stato fortunato nella mia carriera perché, anche senza risultati eclatanti, sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio e a correre tante corse importanti. Ora sarebbe molto più difficile».

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