Ciclismo, Cantoni: «Vi racconto il mio giorno in rosa al Giro U23»

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Il 27 giugno 1992 Marco Pantani conquistava il Giro d’Italia dilettanti. Ci sono voluti quasi 29 anni per rivedere un romagnolo in maglia rosa, o meglio leader del Giro Giovani visto che nel 1992 la maglia di leader era gialla. Andrea Cantoni da Cesena (Team #InEmiliaRomagna) ha rotto due tabù che sembravano imbattibili: con il successo nella tappa inaugurale di Riccione dello scorso 3 giugno, il cesenate ha conquistato la maglia rosa e la vittoria che attendeva un romagnolo dal 1999 (Christian Pepoli a Collecchio).

Cantoni, dopo due settimane, si è reso conto dell’impresa che ha realizzato?

«Me sono reso conto fin da subito e mi sono emozionato quando ho saputo che l’ultimo romagnolo leader del Giro Baby fu Marco Pantani. Era un qualcosa che non potevo nemmeno immaginare perché mi ero presentato alla corsa rosa con appena sette giorni di corsa e non pensavo di poter essere competitivo per un successo. Ho cercato la fuga nella tappa di casa, poi ho capito che potevo conquistare la maglia del Gpm e con lo scorrere dei chilometri, ho realizzato che avrei potuto raggiungere il traguardo più grande».

Purtroppo il rosa è svanito dopo appena un giorno. Rammarico?

«Ho affrontato la tappa di Imola con la consapevolezza e la determinazione di difendere la mia maglia rosa. Purtroppo ho pagato la fuga del giorno precedente e non nego che per l’emozione e l’adrenalina non ho dormito la notte. Ho cercato di resistere fino a quando potevo poi, quando ho capito che avrei perso la maglia, ho mollato e sono arrivato al traguardo tranquillamente. Ma il mio rimpianto non è a Imola, ma nei giorni successivi».

Cosa non l’ha soddisfatta del resto del suo Giro d’Italia?

«Io so perfettamente che la mia vittoria non è arrivata per caso. Mi sarebbe piaciuto distinguermi in un’altra tappa o conquistare una top ten per dimostrare a tutti che la vittoria di Riccione non era stata un colpo di fortuna. Invece ho pagato tantissimo la mancanza di fondo e di allenamento, ho avuto problemi fisici e ho concluso il tutto con una caduta nella tappa di Andalo. Ho un problema al ginocchio che mi ha limitato e spero sia solo una cosa passeggera e che con comprometta le prossime uscite. A partire dal tricolore di sabato».

L’obiettivo dichiarato per il futuro prossimo è quello di passare tra i professionisti?

«Sono consapevole di non essere un corridore vincente, ma conosco le mia caratteristiche e credo di potermi ritagliare un ruolo tra i professionisti. Sono un passista-scalatore e se mi fossi presentato al Giro al top della forma, sono certo che sarei potuto stare davanti anche nelle tappe di montagna. Sono un tipo con i piedi per terra, non sono un sognatore e preferisco raggiungere tutti i miei traguardi passo dopo passo. Ma l’obiettivo finale è indubbiamente il professionismo e spero di fare un’ottima seconda parte di stagione per arrivarci già nel 2022».

Dove?

«Credo che la mia dimensione ideale possa essere una formazione Professional Italiana (Androni Sidermec, Eolo, Bardiani, ndr) e spero di poterle convincere centrando una serie di buoni risultati».

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