Chi ha visto arrivare Meloni & C.

Il ritornello ormai ha rotto i timpani, usato e abusato a sinistra e a destra. La prima a ripescare la frase dagli archivi della storia è stata Elly Schlein, subito dopo il trionfo alle primarie del Pd: «Ancora una volta non ci hanno visto arrivare». Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella Giornata della donna, ha usato un’espressione simile: «Il fatto di essere sottovalutate è un grande vantaggio, perché spesso non ti vedono arrivare». Va detto per completezza d’informazione che le parole non sono dell’una o dell’altra, ma della scrittrice americana Lisa Levenstein, (Il titolo del suo libro è appunto “They didn’t see us coming”). Citazioni a parte, da giorni in casa Pd si parla dell’effetto sorpresa, quando tanti si aspettavano la vittoria di Stefano Bonaccini, e di nuove cariche, come la presidenza allo stesso governatore dell’Emilia Romagna.
Ricreando così il ticket che guidava la Regione a ruoli invertiti. Fuori dal Nazareno, intanto, il governo di destra-centro continua a marcare il territorio e a sfornare provvedimenti annunciati in campagna elettorale.
Tutto legittimo, per chi ha stravinto le elezioni. Il problema è che il Pd da giorni è concentrato solo su se stesso mentre fuori infuria la battaglia e non bastano certo la presenza di Elly Schlein al corteo antifascista di Firenze e la stretta di mano a Giuseppe Conte a definire il futuro. A tutti è chiaro che il Pd ora è più a sinistra e vuole recuperare la sua identità, ma sarebbe interessante capire come e soprattutto con quali alleati. Perché vincere in casa è un conto, un altro è farlo in trasferta convincendo la maggioranza degli italiani a votarti per tornare a Palazzo Chigi. L’obiettivo finale deve essere questo: offrire una valida alternativa alla corazzata Meloni-Salvini-Berlusconi che gli italiani hanno visto arrivare con largo anticipo sulla tabella di marcia.

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