Che poesia la quercia del ravennate Eugeno Vitali!

Cultura

“Poesie 2014-2020” per l’editore cesenate Il Vicolo è la nuova raccolta del ravennate Eugenio Vitali, penna di classe dell’universo poetico internazionale che a 86 anni è ben saldo alla sua scrivania letteraria.

«Gli anni ci sono ma ci scherzo sopra, dico che mi tengono compagnia».

E in compagnia di questi anni lei è arrivato alla sua quattordicesima raccolta, passando per “Concerto atomico” che le valse il Premio Dino Campana o per l’“Almanacco dello Specchio” di Mondadori. Oltre ai suoi libri pubblicati all’estero in Francia, Germania, Polonia e nella Repubblica Ceca.

«Le dirò che l’impegno che ho dedicato a quest’ultima raccolta è stato importante, un silenzio di sette anni meritava un approdo compiuto, non so se all’altezza ma compiuto».

Il poeta e drammaturgo Nevio Spadoni che firma magistralmente una delle due note introduttive al libro lo definisce «un vero memoriale». E non a caso in questo percorso si incastonano poesie dedicate alla sua città. Sempre per dirla con Spadoni: «Non mancano anche in questa ultima raccolta parole lusinghiere per la sua Ravenna, che già aveva decantato e per certi aspetti esortato in liriche precedenti».

«In una delle poesie del libro scrivo: “Porto la pianura / di Ravenna / nel sangue. / Scorci lontani di valli, / pescherecci stremati / dal lungo navigare (…)”. Ravenna è la metafora permanente della mia poesia».

E proprio alla Biblioteca Classense di Ravenna è esposto in permanenza dal 2017 il suo “Libro d’affissione”.

«È un tributo che ho apprezzato. Lo devo alla meravigliosa Claudia Giuliani, nostra illustre concittadina, e ringrazio il direttore della Classense, Maurizio Tarantino. È un riconoscimento che va al mondo della poesia, sempre meno apprezzato, insegnato. Quando alla fine degli anni 60 decisi di dare il via al “Libro d’affissione” (manifesti di grande formato con cui Vitali tappezzò di poesie i muri di sette città italiane, dal Veneto alla Sicilia, ndr), avevo un obiettivo preciso, portare la poesia tra la gente».

Poesie ma non solo nella sua ultima raccolta. Gino Ruozzi, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Bologna che firma un’ulteriore nota introduttiva al libro, si sofferma sugli aforismi: «Un’altra caratteristica, che appartiene all’intera produzione poetica di Vitali ma che qui mi sembra ancora più felicemente accentuata, è la dimensione ironica, che si coniuga in modo assai efficace con la lapidarietà e la concisione aforistica».

«Gli aforismi sono entrati in età matura nella mia penna. Come se l’avanzare del tempo mi avesse invitato a smorzare con un sorriso veloce temi anche scomodi come quello della morte».

In effetti Ruozzi ne cita uno fra gli altri, definendolo «scaramantica ed epigrammatica verità»: «Si va di fretta, / difficile trovare il tempo per morire». Ma nei suoi versi c’è anche molta vita, vissuta e da tramandare. Torna infatti il tema dei figli: «(…) vi lascio / l’infinito amore / che mi avete donato». E quello delle sue nipoti, Lucia e Serena: «(…)Il vostro splendore / ha indicato / nuovi sentieri / alla vita (…)».

«Sì, è così. La vita è eterna, non si compie né si arresta qui. È il senso del verso che apre questa mia ultima raccolta: “A Ravenna, tra la città e il mare, c’è una rovere millenaria. Mi guardava giocare./ Ieri sono tornato ad abbracciarla. Come quando il giostraio senza voce abbraccia il silenzio».

E la querciaesiste davveroa Ravenna

Vitali, è vero che questa quercia da lei citata esiste davvero? E se sì, dove si trova?

«È all’inizio di Via Naviglio, abitavo lì da bambino. Il contesto urbano è ovviamente molto cambiato ma quella quercia si staglia ancora tra i campi e le case. E se si guarda meglio, quella quercia la si può trovare negli occhi di tutta l’umanità».

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