Rimini, la Cgil: "Gli stagionali ci sono, basta pagarli e non sfruttarli"

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Se in vista della stagione turistica in Riviera manca il personale è perché quel tipo di lavoro è «poco attrattivo», è «scarsamente retribuito, precario, sfruttato». Ne sono convinti il segretario generale della Filcams-Cgil, Mirco Botteghi e la segretaria generale della Nidil. Alessandra Gori. Gli operatori turistici, attaccano, «continuano a indicare come causa i sostegni economici erogati dallo Stato», ma in realtà ce ne sono altre. Tra queste «anche la difficoltà dei collegamenti dovuta alla pandemia», dato che il «blocco ha avuto degli effetti non solo nel turismo, ma anche in agricoltura e dove le condizioni di lavoro sono più precarie e sfruttate».

“Chi paga trova”

A inizio stagione, ragionano i sindacati, le associazioni degli imprenditori denunciavano in Riviera la mancanza di 7mila lavoratori, ma se questi vengono reperiti al Centro per l’impiego c’è da chiedersi perché le «offerte di lavoro stagionale nel settore lì si fermano a circa 600». Per Botteghi e Gori, significa semplicemente che quelle offerte «non passano dai canali pubblici, ma attraverso altre modalità meno trasparenti». Se poi è vero che ci sono i contratti di lavoro nazionali, «sappiamo che nella maggior parte dei casi non vengono rispettati sia nella retribuzione, che per l’orario di lavoro settimanale e il giorno di risposo». Inoltre l’indennità di disoccupazione «non svolge più il ruolo che aveva prima dell’introduzione del Jobs Act» visto che la Naspi «non ha più permesso agli stagionali di sopravvivere per il resto dell’anno».

“Ci vediamo al tavolo”

Per Filcams e Nidil, insomma il modello su cui si fonda l’industria turistica sta mostrando criticità «che possono essere affrontate solo a livello di sistema». E quindi va proposto lavoro di qualità, regolare e va introdotta la cultura della legalità. Le scuole per formare i professionisti del settore, proseguono i sindacalisti, ci sono, ma i «ragazzi per trovare un lavoro dignitoso e giustamente remunerato devono andarsene altrove». Così si «alza il lamento di chi non trova più la disponibilità a farsi sfruttare neppure dei ragazzini come invece accadeva nel secolo scorso», incalzano. E anche di chi «non digerisce che la legge italiana e della Regione consentano di assumere come apprendisti stagionali i ragazzi che abbiano compiuto 16 anni ma pagando i contributi e facendo veramente formazione». Tutti questi temi, concludono Botteghi e Gori, saranno portati dal sindacato al Tavolo provinciale dedicato al turismo.

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