La morte di Marco Pantani: alla Procura gli atti della Commissione antimafia

Cesenatico

È la terza volta che la Procura di Rimini torna ad aprire il fascicolo che tenta di ricostruire i fatti che hanno condotto alla morte del “pirata” nella notte di San Valentino nel 2004. A dare nuovo impulso alle indagini sono ora gli atti che la Commissione parlamentare antimafia trasmetterà a breve alla Procura di Rimini. Poco meno di un anno fa, la procuratrice capo Elisabetta Melotti e il pubblico ministero Luca Bertuzzi, alle prese con l’indagine esplorativa, dopo aver raccolto la dichiarazione di Flavio Miradossa, il pusher del Pirata condannato in via definitiva a 5 anni di carcere si erano rivolti alla Commissione parlamentare per avere una seconda copia delle dichiarazioni secretate rese a Roma dallo spacciatore. Molti, infatti, secondo la procura nostrana, gli aspetti della nuova ricostruzione che non troverebbero riscontro nelle carte processuali. Ora, di fronte a un nuovo “là” al percorso di ricerca della verità, mamma Tonina e babbo Ferdinando commentano, per mezzo dei legali Fiorenzo e Alberto Alessi, esprimendo l'auspicio che «l’approfondimento dei fatti di cui la stessa Commissione fa cenno sia giudiziariamente idoneo ad apportare un concreto e reale contributo nella fase d’indagini che risulta tuttora in svolgimento da parte della Procura della Repubblica di Rimini e ad opera della polizia giudiziaria». Quanto successo al Pirata in quel di Madonna di Campiglio nel Giro d'Italia del 1999 «è ormai risaputo» ricordano i genitori. «Sarebbe il caso - affermano infatti, sempre per mezzo dei legali che li assistono - che i lavori della Commissione possano aver contribuito anche e soprattutto a fare luce sugli accadimenti degli ultimi giorni dell'amatissimo e compianto “Pirata”, e che si rivelino davvero d'aiuto per l'autorità giudiziaria Riminese nel cui operato, va ribadito, si nutre fiducia da parte dei genitori di Marco Pantani. In primis, Mamma Tonina, alla costante e determinata ricerca della verità sulla morte del proprio figlio». Nella comunicazione diffusa a mezzo stampa, però, c’è spazio anche per un appunto. «A livello di correttezza e rispetto istituzionali, - si rileva - sarebbe forse stato più adeguato che l'accennata comunicazione mediatica avesse fatto seguito alla formale trasmissione alla competente autorità giudiziaria di Rimini dell'incarto relativo agli esiti dei lavori investigativi della Commissione parlamentare».

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