Formare il personale in un’apposita accademia, ma anche potenziare le vie di comunicazione della Riviera, continuando ad investire. Sono alcuni degli ingredienti per un turismo al passo con i tempi suggeriti da Paola Batani della Batani Select Hotels che comprende una decina di hotel, fiore all’occhiello della regione, dal Grand Hotel di Rimini al 5 stelle Da Vinci a Cesenatico.
Cosa l’appassiona di più dell’arte dell’accoglienza?
«Sono figlia di albergatori e in hotel sono cresciuta. Dell’accoglienza mi piace tutto: dallo stare in mezzo alla gente alle dinamiche che si innescano durante i confronti. Soprattutto amo far vivere agli ospiti esperienze indimenticabili, da condividere con la famiglia. Il nostro lavoro equivale a donare ricordi che la gente si porterà dentro per sempre».
Cosa manca alla Riviera per un ulteriore salto di qualità?
«Individuo l’impulso di cui necessita la Riviera in collegamenti più efficienti e veloci, tanto nelle rotte aeree che su rotaia, anche per unire le varie città costiere tra loro».
Quale futuro per il nostro turismo?
«Al di là della struttura da una a cinque stelle, a noi romagnoli la tradizione dell’ospitalità scorre nel dna. Siamo molto bravi perché seguiamo la nostra indole. Questa dote naturale è un ottimo punto di partenza. Eppure, spesso seppur non dovunque, manca la coesione tra noi albergatori. A mio avviso dovremmo imparare a far squadra per proporci a un pubblico ancora più lontano. Per puntare a mercati internazionali, occorre tenere presente che le nostre distanze, ad esempio quelle tra un comune e l’altro, sono veramente piccole, specie se viste con l’ottica di un turista d’oltreoceano. Pensiamo a Milano Marittima che è la spiaggia di Ravenna, una terra che, distante solo 15 minuti, ospita sette monumenti Unesco. Per un villeggiante sono un tempo irrisorio da percorrere, in una vacanza a 360 gradi, mentre per alcuni italiani equivalgono spesso a uno scoglio insormontabile».
Cosa hanno insegnato all’hotellerie le emergenze degli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra in Ucraina passando per i rincari generalizzati?
«Le criticità ci hanno insegnato a non dormire sugli allori e a reinventarci con celerità, anche per quanto concerne le location. Come categoria, durante l’emergenza sanitaria, abbiamo saputo valorizzare il turismo locale. Una volta sfoderata e declinata la nostra proposta siamo andati alla grande».
Come si supplisce alla mancanza della clientela russa?
«La Russia risulta ormai assente da diverso tempo, almeno a partire dal biennio prima dell’avvento del Covid. Già allora a livello politico il governo aveva indicato alla popolazione altre mete dove trascorrere le vacanze. A dare il colpo di grazia è stato il conflitto russo-ucraino, ma abbiamo risposto comunque bene, prima sopperendo con il mercato italiano e ora con il rientro a pieno ritmo dei clienti classici, provenienti da quella Mitteleuropa che ha sempre scelto la Romagna come destinazione privilegiata. Certo è che gli albergatori devono continuare a investire stando al passo con i tempi».
Quali le soluzioni per intercettare personale?
«Si tratta di una questione delicata. La verità è che il nostro è un lavoro impegnativo e dopo la pandemia si è forse registrato un cambiamento di mentalità che acuisce le difficoltà nel reperire risorse. Una soluzione potrebbe consistere nel preparare il personale in loco. Quanto a noi, stiamo cercando di creare un’Accademia intitolata a mio padre Antonio, la Batani Accademy dedicata alla formazione di personale specializzato. È un obiettivo che ci eravamo prefissati per quest’anno ma che slitterà per organizzare tutto al meglio. Niente al momento è ancora deciso».
Essere erede di un pioniere del turismo è un privilegio o una sfida quotidiana?
«Un grandissimo privilegio: ero e sono ancora la prima fan di mio padre, un uomo estremamente corretto che mi ha insegnato le basi della vita, dall’educazione alla capacità di stare al mondo. Sebbene quando è venuto meno nel 2015, mancassero pochi mesi al suo 80° compleanno, era un uomo ancora giovane dentro con un’immensa voglia di fare e prospettive a lunghissimo termine».
Come riesce a conciliare la vita da mamma con un lavoro h 24?
«Amando profondamente il mestiere che mi ha insegnato mio padre. Sono sempre al lavoro, ma vivo ogni istante con lo spirito giusto. Le mie figlie? Vengono con me, seguendo le mie orme. Anch’io sono cresciuta preparando il caffè per gli ospiti».
Circola una campagna molto discussa per promuovere il Belpaese, cosa consiglierebbe per accendere i fari su Rimini?
«Rimini ha già imboccato la strada giusta con ottimi risultati, puntando sulla cultura. La sua immagine è stata rivalutata e suscita interesse. Rispetto a 20 anni fa quand’era vista come località low cost, si è aperta una nuova era».
Il cliente ha sempre ragione?
«Cerchiamo di soddisfare il cliente dando il meglio di noi, ogni giorno, ma anche il cliente deve comprendere fin dove è possibile arrivare. Tradotto: esiste un limite oggettivo».