La Cesenatico del futuro vista dagli albergatori

Per ascoltare sollecitazioni e tesi del manifesto di Adac-Federalberghi pienone al palazzo del turismo. Oltre 150 imprenditori, operatori turistici, rappresentanti delle associazioni hanno partecipato alla presentazione del “Manifesto per il turismo a Cesenatico e in Romagna”, per lo sviluppo della destinazione e crescita del sistema turistico. Gli interventi sono stati del presidente di Adac Federalberghi, Leandro Pasini, dei tecnici e consulenti, per l’urbanistica Giovanni Lucchi, per il lavoro, Mauro Agostini, per il marketing l’albergatore Giuseppe Ricci e di Mauro Santinato di Teamwork. L’intervento conclusivo affidato al sindaco Matteo Gozzoli, invitato il collega di Gatteo Roberto Pari.

Esordiscono Pasini e Ricci: «Condividiamo la scelta di costituire la Dmo. Confidiamo che la nuova cabina di regia sappia trovare le risorse per affermare il marchio Cesenatico. Chiediamo che venga allargata ai Consorzi di promozione turistica della città». La considerazione è che “Cesenatico ed Emilia-Romagna, hanno bisogno di una strategia di destagionalizzazione che riguardi tutti, pubblica amministrazione, ma anche albergatori, operatori di spiaggia, ristoratori, commercianti. È impossibile crescere e svilupparsi se la stagione si riduce a 60 giorni di piena occupazione».

Si lamenta come non sia più proponibile dalle regioni del Nord Italia impiegare 7 ore d’auto per percorrere 200-300 chilometri. A Start Romagna si sottolinea «come manchino la sera le corse che collegano le frazioni col centro di Cesenatico». C’è la richiesta di portare Cesenatico a essere una città a misura di pedone, bicicletta e mezzi elettrici: via le auto dal viale Carducci. «La chiusura del lungomare Carducci nelle ore serali fino a Villamarina - indicano gli albergatori - non può più essere una chimera, altre località limitrofe la fanno da anni».

«Riteniamo poco utile sperare negli effetti degli attuali strumenti urbanistici come incentivo a fare alberghi. Di fatto non lo sono abbastanza. Oggi nessuno è interessato a fare nuovi hotel per lavorare 60-70 giorni. Senza nuove soluzioni lo stallo proseguirà per decenni». Su ex colonie e stabili abbandonati «Proponiamo una nuova norma urbanistica che tuteli il volume edificato/superficie, magari attraverso una convenzione, un atto formale, a patto che si demolisca. La proprietà dovrebbe sostenere dei costi che prima o poi comunque avrebbe dovuto affrontare trattandosi di costruzioni non recuperabili». Con da un lato la garanzia giuridica, «una sorta di cassaforte virtuale dei diritti edificatori», e dall’altra un gesto concreto a favore della comunità. Demolire e utilizzare quegli spazi per parcheggi, aree verdi o soluzioni temporanee. Attraverso «una convenzione fra Comune, Regione e i privati della durata di 25 + 25 anni che permetta nelle aree libere, in via temporanea, di parcheggiare, con costruzioni di pergole anche con fotovoltaico in attesa di riconvertire i volumi, oppure semplicemente l’installazione di aree verdi provvisorie finché il proprietario non decida cosa fare dell’area». L’incentivo per i proprietari sarebbe l’abbattimento dell’Imu che resta solo sul terreno, quindi con importi più bassi.

Lapidario il giudizio sull’arredo urbano: indecoroso per alcune aree di Ponente, Villamarina, Valverde, Boschetto, con riferimento a marciapiedi, aiuole, illuminazione pubblica.

Si vorrebbero eventi innovativi, attrattivi tutto l’anno. Col pensiero a quelli culturali: mostre importanti, concerti, eventi teatrali.

Tema personale: «Le risorse umane nel turismo sono il vero capitale delle imprese. Perché l’ospitalità è incentrata sulle persone, senza di esse non c’è cliente soddisfatto». Per Adac sono necessari: strutture in grado di far dormire i lavoratori delle aziende nel periodo aprile-ottobre in condizioni decorose; corsi professionalizzanti accelerati di 1-2 settimane; nuovi percorsi di apprendistato in cui il giovane lavoratore venga formato dall’esperienza dell’imprenditore e dei capi servizi; politiche di valorizzazione del lavoro rivolte a giovani, studenti, universitari.

Preventivano gli albergatori: «Vogliamo riunire attorno a un tavolo le 40/50 imprese locali più rilevanti nel mercato turistico, in grado di trainare il marchio Cesenatico, nella direzione, nella strategia e negli obiettivi individuati. È risaputo che le aziende più eccellenti e innovative, i cosiddetti prime mover, possono fungere da guida e stimolo. Il cambiamento non può essere di pochi ma il più possibile allargato e non solo all’alberghiero».

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