Crisi nera per le vongole: i pescatori della Romagna trovano solo gusci vuoti

Vongole: è di nuovo crisi nera. Dopo la ripresa della pesca, in questi primi giorni di dicembre si pescano sempre e solo gusci vuoti. Se prima i pescatori da una saccata tirata fuori dall’acqua arrivavano a racimolare 100/150 chilogrammi di prodotto, ora se ne recuperano a malapena 15 chili. Si prospettano due anni di crisi, visto lo spopolamento che c’è di questi molluschi bivalvi sul fondale. E così i mancati guadagni si prevedono davvero ingenti: 200/250mila euro nei prossimi due anni in media per ogni barca.

A spiegare quanto sta avvenendo in mare è Manuel Guidotti, presidente del Cogemo di Ravenna, il consorzio di vongolari del quale fanno parte 11 barche di Cesenatico e 7 di Goro. «Il 13 settembre siamo partiti con il fermo biologico, è durato due mesi, l’abbiano prolungato ancora un poco, ma quando siamo tornati in mare ci siamo accorti che il prodotto da pescare era sempre meno. Diradandosi fino a esaurirsi in questi primi giorni di dicembre. Sott’acqua è rimasto un tappeto di gusci minuscoli e vuoti».

«Se prima - continua a spiegare Guidotti - il problema erano stati gli abusivi, chi pescava vongole illegalmente, poi la scarsa richiesta dei mercati, adesso in tutte le zone di mare in cui a noi è permesso andarle a pescare, da Goro a Tagliata di Cervia, c’è rimasto un fondale senza vongole: sono morte, rimasti solo i gusci. Nelle ultime due settimane di novembre siamo usciti in mare a pescare appena 4 giorni. Mai siamo riusciti a raggranellare i 400 chili di vongole al giorno consentiti per barca. Nulla che vi si avvicinasse. A dicembre la situazione è ancora più tragica: in tutto il compartimento ogni barca non ha rimediato più di 15/20 chili di prodotto commercializzabile».

Si passa poi a ipotizzare le cause, a partire dal granchio blu. «In parte un problema sarà anche il granchio blu - risponde il presidente del Cogemo di Ravenna -, visto che preda le vongole veraci dove si allevano e che si sta diffondendo anche lungo le coste ed è verosimile che si nutra in quantità anche di vongole comuni. Ma più ancora si dovrebbe considerare come i mesi di settembre e ottobre sono quelli in cui più spesso si verificano situazioni di anossia. La mancanza o la carenza di ossigeno sul fondale fa sì che siano i molluschi, le vongole in particolare, i primi a fermare la crescita e morire». Ma non ci sono troppe certezze: «Il risultato è che non riusciamo a capire le cause di questa nuova moria e non abbiano più nulla da pescare», l’amarezza di Guidotti.

Non è certo questa la prima crisi: quella precedente c’è stata nel 2020. «La Regione stanziò allora 400mila euro, che sono stati divisi tra tutte le barche che effettuano la pesca di vongole lungo l’intera costa emiliana romagnola».

Ora resta da decidere cosa fare. «Il Consorzio, data la situazione, sta valutando di riportare le barche, che oggi sono a Ravenna, nei porti di partenza. Il timore che abbiamo è dover rimanere fermi più a lungo di tre anni fa. Se il mare rimarrà un tappeto di gusci vuoti questa situazione permarrà per due anni. Il che significa una perdita economica di 200/250mila euro per ogni barca».

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