Cesenatico, XIII Blades e una missione: portare lo “stoner” in Romagna

Un viaggio tra introspezione e realtà esterna dalle quali scappare. Una fuga dai propri conflitti interiori attraverso sound sferzanti, aggressivi, arroganti. Mischiando stili e sperimentazioni del passato. Ma senza mai perdere la propria identità. Così, calcando le orme dei “rivoluzionari” gruppi degli anni Sessanta e Settanta, capaci di infrangere ogni tipo di censura, come i Bluee Cheer, Blue Öyster Cult, Hawkwind, fino ai Black Sabbath, negli anni Novanta, a Palm Desert, città della Contea di Riverside in California, nasce un genere musicale che farà da trait d’union dei più diffusi “alternative rock” e “grunge”: lo “stoner”. Allo stesso modo, stimolati dal desiderio «di fare musica per il piacere di farlo come amiamo» tre amici, nella triste presa d’atto che «la Romagna non ha coraggio di osare», stanno disegnando le loro ambizioni. Loro sono i XIII Blades, band fondata nel 2012, composta da tre musicisti romagnoli: Cristian Pero di Sant’Angelo di Gatteo (voce e chitarra); Edoardo Martini (basso) ed Elia Sintini (batteria) di Cesenatico.
Un genere “improvvisato”
«Un nuovo vecchio stile». Descrivono così, i XIII Blades, lo “stoner”, il genere musicale che, da 13 anni, li tiene uniti intorno al sogno di «far conoscere alla Romagna e all’Italia» la loro musica. «Nasce negli anni Novanta – spiegano - quando sta iniziando a spopolare il grunge; noi stessi siamo partiti suonando cover di gruppi grunge come “Alice in Chains” e “Stone Temple Pilots”, ma mette radici ancora prima. Persino nei Black Sabbath». Una commistione di generi. Sperimentazioni continue. Metriche ribaltate. Tempi dispari. Amplificazioni portate all’estremo. Chitarre e bassi “droppati”. Per sfogarsi ed esternare le inquietudini. Per raggiungere la propria libertà e placarsi. Attraverso la massima espressione del fare musica: l’improvvisazione. «Lo “Stoner” nasce così – descrive Sintini – da interminabili e spontanee jam session nelle aree deserte della Death Valley californiana. Il rito principale era sfasciare fisicamente gli amplificatori per creare il suono “fuzz” (distorsione di bassi e chitarre che mette in risalto i “toni medi” cfr.)». E così, dal puro piacere di suonare insieme, anche i XIII Blades iniziano il loro viaggio: «Molti nostri brani sono nati da una jam session. Di soliti – continua Sintini – è Cristian a portare delle idee a me e Edoardo affinché troviamo qualche arrangiamento; selezioniamo cosa tenere e cosa togliere e cerchiamo di farli nostri. Ma quando “jammiamo”, spesso, all’improvviso, percepiamo un groove che ci piace, lo registriamo e da quello costruiamo un nuovo pezzo».
I brani
Imprevedibile. Senza regole. «Lo “stoner” deriva da influenze esterne. E noi – dicono i musicisti – cerchiamo di fare lo stesso». La band è l’insieme di background e gusti diversi: Cristian è appassionato di grunge; Edoardo ascolta il prog; Elia si lancia, persino, sull’hip-hop. E questo favorisce «un mix di input determinante» – affermano. Paletti? Pochi e precisi. «Le sonorità graffianti (come delle “lame”), sporche, con “fuzzer” che arrivano dritti a chi ascolta. La struttura delle canzoni, invece, si costruisce passo dopo passo. Un nostro brano può cominciare con toni aggressivi e ruvidi per sfumare nei suoni più particolari: quasi psichedelici». La tradizione tramanda che “stoner” derivi dall’aggettivo inglese “stoned”, letteralmente “allucinato, fatto”. In ragione degli effetti che il comune consumo di marjuana provoca nei pionieri del genere. Che si riverberano nelle composizioni creando melodie psichedeliche, acide. «Nei nostri lavori – illustrano – c’è tutto: dalla rabbia sfogata in distorsioni e ritmi energici, ai pezzi melodici lenti, quasi onirici. E questo passaggio rievoca la psichedelia degli anni Settanta, quasi richiamando i Pink Floyd (ridono ndr.)». Caratteristiche che i tre ragazzi romagnoli assimilano e fanno proprie nella fase di «transizione dal grunge allo stoner – raccontano – che nel novembre 2024 ci ha portati a pubblicare il nostro primo album intitolato “Waves”».
L’album
Frutto di una gestazione di quattro anni dovuta a interruzioni e a una maniacale «ricerca del massimo risultato – riporta Elia -, “Waves” è un travolgente viaggio sonoro tra le peculiarità che distinguono lo “Stoner”. Dalla potenza dei “fuzz”, alla psichedelia. Dalla costruzione “dispari” dei brani ai richiami personali ad “Alice in Chains” e “Soundgarden”. «Abbiamo voluto creare qualcosa di ricco. Che portasse dentro di sé tutte le influenze possibili. C’è poi la voglia di osare, sorprendere». Come dimostra l’ultima traccia “Funkapologies”, in cui i XIII Blades si fanno trascinare dal groove concependo un brano quasi “funky”. A suggellare il lavoro ci pensano «i ricordi, le esperienze e le riflessioni di Cristian da dove nascono i nostri testi. Spesso toccano tematiche buie, difficili, tristi. In “Waves” ha messo in risalto la sensazione di conflitto interiore che genera la necessità di avere risposte nella vita».
Romagna
Domande. Sul passato per immaginare il futuro. «Da qui vogliamo ripartire – dichiarano sorridenti – per creare nuova musica e farla arrivare il più lontano possibile». In Italia e all’estero. «Purtroppo, in Romagna, in Riviera in particolare, c’è poco spazio per questo genere. Quando ci proponiamo in un locale per suonare la risposta è sempre la stessa: “interessante, ma per noi è ‘too much’». Già: “troppo”. Come la ricchezza (incompresa) di un genere musicale che lega un’amicizia nel segno di una passione.