Cesenatico, svelata la storia di un misterioso cippo a Zadina: segnò il confine quando il mare arretrò

Per 246 anni è rimasto a segnare il confine tra Cervia e Cesenatico. Si tratta di un cippo in pietra d’Istria del quale si erano perse le tracce e anche il significato. È piantato in via Città Gemellate, all’angolo con via Pinarella, alto da terra circa 75 centimetri. Sopra è incisa una data, l’anno 1778, e due scritte: “Cesena”, sul lato in affaccio ciglio della strada, “Cervia” sull’altro. La seconda è nascosta da una siepe che fa da recinzione di una casa. È singolare il fatto che finora nessuno sapesse della funzione di quella pietra antecedente alla Rivoluzione Francese, coeva alla Dichiarazione d’indipendenza Americana, ma in buono stato, quasi come se fosse stata piazzata lì qualche decennio fa.

Qualcuno ci ha però fatto caso e si è fatto delle domande sull’origine e il significato del cippo, facendo mettere in moto ricerche d’archivio. È così emerso che, a seguito del ritirarsi del mare e del progressivo allungamento della linea di costa, a metà del Settecento, si rese necessario stabilire a chi dovessero appartenere quelle nuove terre emerse nello Stato pontificio. Si trovavano infatti sul confine tra Cervia e Cesena, visto che per qualche decennio ancora Cesenatico, salvo durante la parentesi napoleonica, sarebbe rimasto sottoposto alla più grande città dell’entroterra, pur tra ripetute rivendicazione autonomistiche, che vennero recepite da Leone XII il 21 dicembre 1827.

Pierluigi Bazzocchi, per tanti anni figura importante della macchina del Comune di Cesena e oggi consigliere del Touring Club Italiano per l’Emilia Romagna, racconta di questa “scoperta” fatta tra Zadina di Cesenatico e Tagliata di Cervia. «Un nostro socio del Touring, Giorgio Rimondi, mi ha contattato, segnalandomi la presenza di questo cippo. Mi sono rivolto a Davide Gnola, direttore del Museo della marineria di Cesenatico, per saperne di più. Così è iniziata una ricerca per scoprirne l’origine sconosciuta di quella colonnina in pietra d’Istria». Claudio Riva - prosegue Bazzocchi - ha consultato le mappe custodite nell’archivio diocesano cesenate e Cristina Poni ha fatto altrettanto su documenti dell’archivio cervese, che vanno indietro nel tempo fino al XVI secolo. Finalmente, quasi insperata, è arrivata la risposta sulla presenza di quel manufatto nell’odierna via Città Gemellate.

Nel Settecento, a poco a poco, il mare arretrò, lasciando scoperte nuove terre ed occorreva perciò decidere a chi spettassero. Una commissione di notabili e tecnici cesenati e cervesi si riunirono allo scopo, confrontandosi su una serie di rilievi e misurazioni, prendendo in esame come punti cospicui - segnala Bazzocchi - la Basilica del Monte di Cesena da un parte e la Torre San Michele di Cervia dall’altra. Trovata la quadra, si accordarono per definire i rinnovati confini territoriali. Come segno perenne fu collocata quella pietra, e ce ne dovevano essere anche altre, andate smarrite, come accenna Davide Gnola, anche lui sorpreso da questa “scoperta”. Il 1778 inciso si riferisce con ogni probabilità alla data in cui si fece l’apposizione del confine. Una linea che è rimasta identica a quella odierna, con via Città Gemellate che segna l’ambito comunale di Cesenatico rispetto a quello di Cervia.

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