Cesenatico, pesce per l’export: giro d’affari stabile dopo il crollo causato dalle barche dimezzate

Il pesce azzurro da export sbarcato dalle “volanti” risente un po’ del calo del numero di queste barche, che a Cesenatico si sono dimezzate in un paio d’anni, e della progressiva riduzione delle giornate utili per la pesca, ma continua a essere una realtà importante.
Dal 2021 a oggi i prodotti ittici sbarcati al porto di Cesenatico e trasbordati direttamente sui tir hanno visto ridursi di circa il 50% il volume di affari. Si tratta per lo più di acciughe e sarde spedite sia in Italia che all’estero. Fuori dai confini nazionali, i principali mercati sono Spagna e Germania e talvolta anche la Francia. Servono a rifornire i banchi di supermercati o vengono avviati direttamente al consumo o, ancora, sono sottoposte a varie lavorazioni nell’ambito dell’industria conserviera per l’inscatolamento.
Fino a un paio di anni fa i pescherecci che a Cesenatico effettuavano la pesca “a volante” per catturare pesce azzurro ed altre specie pelagiche erano sei. Ora ne sono rimaste tre: “Nonno Lughero”, “Giomada”, “Nuova Madonna della Grazie”. Più in generale, in tutto l’Alto Adriatico, almeno lungo la costa italiana, è in atto un diradamento in questo settore. Nei porti emiliano romagnoli, oltre alle tre barche “a volanti” ancora attive a Cesenatico, se ne contano sei a Porto Garibaldi e poco altro. In tutto non si arriva a una dozzina. Numeri un po’ migliori si trovano in Veneto, in particolare a Chioggia e nella Marche, nell’Anconetano. Bisogna inoltre considerare che le “volanti” osservano due periodi di fermo pesca obbligatori: uno per l’intero mese di agosto e l’altro in inverno, dal 15 dicembre al 15 gennaio.
Non sono comunque trascurabili i dati forniti dall’Associazione Produttori Pesca di Cesenatico per il pesce azzurro commercializzato e avviato subito su gomma ai centri di raccolta fuori regione nel corso del 2023. Si sono raggiunti 11.051 quintali, per un valore di 1 milione e 14mila euro. Le acciughe con 4.519 quintali e le sarde con 5.657, per un controvalore rispettivamente di 467mila e 485 mila euro, sono in cima alla lista. Le altre specie pelagiche assommano a 874 quintali: suri (349 quintali), cefali (290), alacce (221) e poi papaline, sgombri.
Nel 2022 il quantitativo di pesce azzurro commercializzato per grandi partite di prodotto era stato di 12.468 quintali, per un valore di 1 milione e 106mila euro, con 3.423 quintali di acciughe e 8.281 di sarda, anche qui per un controvalore economico rispettivamente di 379mila e 672mila euro, oltre a 764 quintali di altre specie di pesce azzurro.
Nel 2021, quando le imbarcazioni che pescavano il pesce azzurro erano il doppio rispetto ad ora, furono 31.591 i quintali commercializzati (6.917 di acciughe, 23.032 di sarde e 1.642 di altre specie), per un valore che raggiunse i 2 milioni e 290mila euro. Settemila quintali e passa di pesce azzurro in più commercializzato su scala nazionale ed estera rispetto al 2020, quando i mercati di mezza Europa contrassero enormemente la capacità di ritirare pesce, per i trasporti rallentati o bloccati causa la pandemia da Covid.
Da considerare infine come all’interno del mercato ittico all’ingrosso di Cesenatico, nel corso del 2023, ci sono state anche compravendite per un mercato per così dire di scala regionale: i quantitativi sono stati di 125 quintali di acciughe, 384 di sarde, 664 di cefali.