Nel giorno dell’addio dei “Fratelli di San Francesco” alla Chiesa dei Cappuccini, che l’hanno abitata negli ultimi 24 anni, l’immagine presentatasi è stata quella di una città divisa. Accomunata solo dal rimpianto che i frati lascino il convento, richiamati nel piccolo paese del veronese di Nogarole Rocca dove ha sede la congregazione per della penuria di vocazione. Profondamente divisa invece rispetto alla scelta di accogliere nel convento in centro storico la Caritas cittadina, con il suo centro d’ascolto e in prospettiva la mensa dei poveri nel refettorio del convento e in un futuro prossimo un ricovero notturno per le persone senza fissa dimora.
Così con un protesta del tutto pacifica nel tardo pomeriggio di ieri una sessantina di persone, per lo più abitanti ed esercenti della zona, ma non solo, hanno manifestato con cartelli e striscioni. Ciò nel mentre religiosi e fedeli allestivano a poco a poco l’altare all’aperto, posizionavano le sedute lungo la strada per la messa di ringraziamento che di lì a poco sarebbe stata celebrata dal vescovo Douglas Regattieri. Il timore espresso del fronte dei protestatari, posizionatisi dietro l’altare - in quella che in chiesa sarebbe stato l’abside-, è che la presenza di Caritas possa diventare motivo, luogo e bivacco di un’umanità sbandata, diseredata, talvolta al limite della legalità. Questo almeno udite le voci dei partecipanti la silenziosa e ordinata protesta. “Il centro storico non è un centro di recupero”, “Sì al turismo, no al bivacco”, si leggeva nei cartelli. A seguire le altre scritte “Aiutiamo i bisognosi allontaniamo in violenti” e ancora “chiediamo sicurezza non al degrado”..., per finire a sigillo “di tolleranza ne abbiano abbastanza”.