Cesenatico, mare bollente e mucillagini: parola all’esperta

Mare bollente, mutevole e “inquieto”: soffrono le specie autoctone e il mare si popola, per la cosiddetta “meridionalizzazione” dell’Adriatico, con creature acquatiche termofile, che prosperano ad alte temperature. Per i bassi fondali (a malapena raggiungono i 40-50 metri di profondità) e il fatto di essere stretto tra due coste separate da sole 80-90 miglia nautiche, l’alto Adriatico è già di per sé soggetto a pronunciate escursioni termiche, passando da 6-7 gradi invernali a 25 d’estate, senza che la crisi climatica ne accresca più di tanto i valori. Ma in queste settimane c’è una situazione anomala.

«È vero che ci sono bassi fondali - spiega Cristina Mazziotti, responsabile della Struttura oceanografica Daphne di Arpae, che ha la propria base a Cesenatico - ma la persistenza dell’alta pressione che sta contraddistinguendo il mese di luglio, col termometro che tocca i 38 gradi e limitate perturbazioni, stanno influenzando la temperatura del mare. Il fisiologico riscaldamento dell’acqua nel periodo estivo è quest’anno fortemente rafforzato dall’apporto di cospicue masse di acqua dolce più calde provenienti dal bacino padano, dovute alle abbondanti precipitazioni che hanno interessato il nord Italia nei mesi precedenti. Conseguentemente il valore medio della temperatura del mare nella fascia costiera si è attestato sui 28 gradi, come registrato dal monitoraggio effettuato dal battello Daphne II di Arpae Emilia Romagna».

Organismi marini ancora al sicuro

In questo momento non ci sono però pericoli immediati e tangibili per gli organismi marini: «Sono in grado di rispondere, entro certi limiti, a queste variazioni di temperatura e ai fattori di stress mediante diverse strategie di adattamento», rassicura Mazziotti. Con l’avvertenza che «i problemi potrebbero verificarsi non a causa dei singoli record di temperatura registrati in questi giorni, ma in caso di un prolungato protrarsi di queste condizioni, specialmente per quanto riguarda le specie che non possono spostarsi per cercare un ambiente più favorevole».

Le mucillagini

Il mare bollente non è invece direttamente collegabile con l’affioramenti di mucillagini (fenomeno diverso della eutrofizzazione) già a fine giugno di quest’anno, visibile anche sotto costa.

«La presenza delle mucillagini non è di per sé direttamente correlata a questo aumento di temperatura - spiega Mazziotti - Soprattutto non va mai dimenticato che si tratta di un fenomeno naturale e complesso ma non pericoloso per la salute umana, che ha interessato l’Alto e Medio Adriatico a partire dalla Slovenia fino all’Abruzzo. Questo materiale di natura polisaccaridica è prodotto da fitoplancton, e in seguito all’azione del vento e delle correnti può addensarsi, fino a formare degli aggregati. Nelle ore più calde della giornata può risalire e arrivare a riva. Gli affioramenti non interessano tutta la costa ma tratti limitati e variabili, in base alle condizioni del vento. Il colore giallastro-brunastro e la tipologia di consistenza risultano sgradevoli agli occhi dei bagnanti». Ma a parte questo, che però non è un particolare trascurabile per una terra costiera che vive prevalentemente di turismo balneare, altri inconvenienti queste microalghe non li creano. Peraltro la loro presenza è testimoniata dalle cronache fin dal 1729: erano conosciute da marinai e pescatori come “unto” o “grasso di mare”.

Bega per i pescatori

Dagli anni Ottanta in poi le segnalazioni si sono però fatte via via più frequenti, complicando un po’ la vita principalmente proprio ai pescatori. Gli ammassi di mucillagine possono infatti creare disagi, poiché - osserva Mazziotti - «occludendo le maglie delle reti le appesantiscono, rendendo difficile salparle a fine tirata. Inoltre possono intasare i filtri di raffreddamento dei motori, nei quali passa acqua di mare, rischiando di farli surriscaldare».

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