Cesenatico, la Trans Adriatica di 50 anni fa con 4 catamarani rivive in una mostra e in un filmato


Soli in mezzo al mare, con quattro piccoli catamarani, partiti dalla spiaggia di Cesenatico per attraversare l’Adriatico e raggiungere Cirquenizza, in slavo Crikvnica, nella Jugoslavia che allora divideva il mondo libero da quello dell’est Europa. Autori dell’impresa furono quattro cesenaticensi, fondatori della Congrega Velisti: Bruno Bisacchi, Claudio Conti, Pino Montacuti, Massimo Nicolini. Erano i giorni dal 2 al 6 ottobre del 1975.
Domani, nella sala della Congrega Velisti di viale Cavour, sulla spiaggia di Ponente, sarà inaugurata una mostra celebrativa dei 50 anni di quella traversata trans adriatica da Cesenatico a quella che oggi è la Croazia.
Riccardo Spadarelli, ex dirigente comunale, tra i curatori dell’allestimento, spiega che l’intento è «ricordare l’avventura dei quattro cesenaticensi, tre dei quali scomparsi negli anni successivi. Fu non solo un’impresa sportiva ma anche un tentativo politico e culturale di superare l’allora Cortina di ferro che allora separava due cittadine affacciate sullo stesso mare. Le “due sponde”, così come era stata denominata la traversata».
Saranno esposte una cinquantina di foto scattate durante i vari momenti della traversata e anche un vecchio catamarano completo di vele, attrezzature originali, vestiario. Si potrà inoltre vedere un filmato di 12 minuti (originariamente registrato in quattro bobine di pellicola super 8) con immagini dei partecipanti durante la traversata, nella baia di Medolino e all’arrivo Cirquenizza.
L’idea nacque dall’incontro a Cesenatico con Ambrogio Fogar nel marzo del 1975, in occasione della presentazione del suo documentario sul giro del mondo a vela in solitario sull’imbarcazione “Surprise” fra il 1973 ed il 1974. Poi un’altra iniziativa ispirò la rotta: il Patto di amicizia tra Cesenatico e Crikvenica (cittadina slava e terra d’esodo giuliano dalmata) dell’aprile successivo, una sorta di gemellaggio che non ebbe seguito.
Protagonisti dell’impresa furono quattro piccoli catamarani in vetroresina o legno di 14 piedi (4,43 metri) di lunghezza, costruiti da cantieri locali con dotazioni di bordo minimali: una bussola, carte nautiche, un rudimentale spidometro fatto con una lancetta e un filo in acqua, che doveva indicare la velocità delle imbarcazioni.
La rotta prevista era la seguente: doppiato Capo Promontore (punto più a sud dell’Istria), ci fu la risalita nell’insidioso canale del Quarnaro, sempre preda di burrasche, per poi bordeggiare in Dalmazia a sud di Fiume fino a Crikvenica.
«Il tutto si sarebbe dovuto concludere in 18 ore – riporta Spadarelli –. In realtà occorsero cinque giorni. La traversata, iniziata alle 21.47 di giovedì 2 ottobre 1975, non seguì la rotta di 65 gradi programmata ma di 40 gradi, anche a causa del forte vento notturno di Ponente e delle correnti. Fu così che i quattro catamarani si trovarono la mattina seguente di fronte alle Isole Brioni, a nord di Pola, a circa 30 miglia dal punto prefissato, che era Capo Promontore. Raggiunta la baia di Medolino alle 18.30 del 3 ottobre, trascorsero lì la notte con l’intento di riprendere la navigazione la mattina seguente, ma trovarono un crescente vento di Bora, fino a 30-40 nodi, e usciti dalla baia subirono danni alle velature e furono costretti a rientrare. Pino Montacuti e Massimo Nicolini, dovettero rinunciare a proseguire la navigazione. L’indomani gli altri due, Bro Bisacchi e Claudio Conti, ripresero la difficoltosa risalita del golfo del Quarnaro, con venti instabili e minacciosi, e forti correnti che li obbligarono a ulteriore sosta a Moschiena Draga, salvo poi riprendere il 6 ottobre la navigazione verso Crikvenica, raggiunta a metà giornata.
Il rientro in Italia avvenne in auto, con le imbarcazioni smontate e caricate su carrelli stradali. I quattro, non avendo registrato i visti, da clandestini o spie, vennero bloccati dalla polizia doganale e subirono a sorta di processo con espulsione, raggiunta anche grazie alla mediazione del Consolato italiano di Trieste, avvisato dalla amministrazione comunale di Cesenatico.