Cesenatico, in tanti per l’addio a Simoncelli. Gozzoli cita Moravia: «Poeti ne nascono tre o quattro ogni secolo»

Cesenatico
  • 22 maggio 2025

A Casa Moretti si sono celebrati i funerali di Stefano Simoncelli, dove da mercoledì era stata aperta la camera ardente, con il feretro del poeta esposto per l’ultimo saluto. Tanti gli amici presenti alle esequie officiate in forma laica. A prendere la parola è stata per prima proprio la direttrice di Casa Moretti, Manuela Ricci, seguita subito dopo dal sindaco Matteo Gozzoli che ha ricordato la figura di Stefano Simoncelli che fu tra i fondatori, negli ‘70, della rivista “Sul Porto”. Lo ha ricordato per la grande passione e talento per la poesia, che lo portarono a essere nel 2023 tra i finalisti del premio Strega Poesia, con la sua raccolta “Sotto falso nome” (2022). E poi la sua altra passione: quella per il tennis, che ne fece a lungo il presidente del Circolo Tennis “Anselmo Godio”. Il sindaco si è accomiatato riprendendo le parole di Moravia ai funerali di Pier Paolo Pasolini (che Simoncelli da giovane aveva conosciuto), ripetendo quel «abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo».

Dopodiché al leggio davanti allo spoglie del poeta morto all’età di 74 anni e prima che il feretro partisse per il crematorio di Tipano, si sono alternati una ventina di amici, letterati e conoscenti. Tra questi il critico e scrittore Giancarlo Sissa: «Ho avuto la fortuna di essere amico di Stefano. Lui ha attraversato la sua realtà interamente, il suo percorso è stato intero, non manca nulla e alla sua poesia non manca nulla. Poesia che appartiene alla storia della letteratura e lo dico senza retorica. Chi lo ha conosciuto ha conosciuto un gigante». In tanti lo hanno ricordato con affetto, ne hanno letto le parole, raccontato come lo hanno conosciuto, il suo carattere brusco che non gli ha impedito di essere profondamente amato. È l’amico Roberto a ricordare lo sportivo, lo fa citando un aneddoto della finale «del mitico torneo di tennis di agosto»: lui e Stefano sfidavano «due baldi giovani di Gambettola» e prima della partita avevano notato un cartello, lo aveva messo un amico e recitava “Comunque vada, grazie nonnetti”. Erano in effetti più vecchi dei loro avversari, ma la partita fu equilibrata. Al match point Roberto era sulla sinistra, concentrato. Stefano, che era posizionato a rete gli si avvicinò e anziché discutere di tattica come ci si aspettava, gli sussurrò: «Roberto guarda che luna, poi è tornato sotto rete. In quel momento ho capito che stavamo condividendo molto di più di una passione tennistica».

La moglie del poeta, Daniela commossa, ha affidato all’amico Daniele Ferroni fotografo e ricercatore, i ringraziamenti a quanti sono intervenuti, ai tanti che hanno preso parola ieri per ricordarlo prima del viaggio verso il cimitero.

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