Cesenatico, il "topo" galleggiante da museo va sotto i ferri

Cesenatico

Il “topo” ha bisogno di mantenersi a galla e per farlo deve essere messo in scalo, per eseguire un robusto intervento di consolidamento e restauro dello scafo. Non è l’unica imbarcazione della sezione galleggiante del Museo della marineria ad averne bisogno per potere restare ancora in acqua. Ma è quella che ne ha bisogno più urgentemente. Tra la dozzina di barche storiche da lavoro, da pesca e cabotaggio esposte dal Museo della marineria, il “topo” è quello che più richiama più da vicino, per costruzione, forma e remo, il “navigare alla veneziana”. La prua è slanciata e la lunghezza è molto maggiore della larghezza. È una barca adatta anche alla voga cadenzata in piedi in direzione della rotta percorsa, con gli scalmi per i remi che rimandano quelli di una gondola. È insomma un gioiellino tra quelle che erano diffuse un tempo da Cesenatico a Goro e da Chioggia fino all’Istria. Fornito di un albero con la vela “al terzo, e all’occorrenza anche un fiocco, il “topo” veniva usato per la pesca da posta sotto costa o per la “portolata”, cioè a portare al mercato il pesce giornaliero trasbordato da altre barche di maggior stazza che restavano al largo. Questa barca lagunare dal fondo piatto e dalla forma lunata aveva il vantaggio di potersi liberare più in fretta nel caso si fosse arenata.

Il “topo” di Cesenatico è tra i pochi che si sono conservati. Lungo 9,30 metri e largo 2, con una stazza lorda 3,18 tonnellate, fu costruito 73 anni fa a Chioggia, nel cantiere di Duilio Varangiolo. Fu poi acquistata col nome di Cristina, nel 1982, dall'allora Azienda di soggiorno di Cesenatico per andare a comporre il mosaico di imbarcazioni da pesca e da trasporto per la costituenda sezione galleggiante del Museo dalla marineria, che oggi conta una dozzina di barche d’epoca, tre delle quale ancora naviganti: il barchet, trabaccolo da pesca Raffaele, il bragozzo San Niccolo e il vecchio cutter da passeggio, lo Sputnik, a cui fanno compagnia un’altra ventina di lance, lancioni e barchet tradizionali, in legno, armate di vele “a terzo”, che i privati appassionati hanno a loro volta acquistato, restaurato e ricostruito, creando e restituendo al porto canale di Cesenatico una peculiarità con pochi uguali nel mondo. Una concentrazione di barche d’epoca, con le loro vele colorate, che è anche un potente richiamo turistico. Barche dalle vele “al terzo” colorate. Tanto che ne è stato chiesto il riconoscimento da parte dell’Unesco, quali “beni immateriali” degni di valorizzazione e tutela.

Lo scafo del “Cristina”, con fiancate nere, capo di banda bianco, stelle e “occhi” disegnati a prua, ha ora necessità di essere sottoposto a manutenzione straordinaria. I maestri d’ascia ne verificheranno lo stato del fasciame, del legno di cinta, dei bagli di sostegno, l'attacco del piede d'albero per la tenuta della vele, l’impermeabilità dello scafo. Il tutto per una spesa attorno a 21.000 euro. Toccherà a “Cesenatico Servizi srl”, la società pubblica del Comune, incaricare un cantiere nautico all’altezza del compito di salvaguardare una vera chicca.

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