Cesenatico, il ristorante La Baia: "Ci sono ragazzi che chiamano e poi non vengono nemmeno al colloquio"
"La nouvelle cuisine non ci ha mai sedotti. Chi viene da noi, oggi come 40 anni fa, trova piatti di pesce fresco preparati secondo la tradizione”. Così Loretta Erbisti (moglie di Arturo Simoncelli), anima de La Baia di Cesenatico, lo storico ristorante sul molo di Levante che, proprio quest’anno, spegnerà 40 candeline: “L’immobile lo acquistammo nel 1982 - ricorda Loretta - ma, dopo averlo ceduto per cinque anni in affitto, nel 1987 abbiano deciso di gestirlo direttamente. E’ in quel momento che è nata la nostra storia…”.
Reduce da un’estate di grande lavoro (“degli incassi non ci lamentiamo, ma il caro-bollette ha ridotto le marginalità”, ammette Loretta), La Baia, oggi come ieri, resta uno dei nomi più rinomati della ristorazione di Cesenatico: “Mio marito ha 70 anni e io ci sono vicina - dice - ma, dopo 40 anni di lavoro, non abbiamo alcuna voglia di farci da parte. In questi anni abbiamo avuto tante offerte per vendere il ristorante ma, anche se nostra figlia gestisce un’altra attività (uno stabilimento balneare), abbiamo sempre detto di no. La fatica del lavoro e le ore di sonno arretrate pesano, ogni anno, sempre di più, ma senza La Baia non sapremmo davvero che fare…”.
Unico neo della stagione il problema, ormai endemico, della carenza di personale: “Ci sono ragazzi che chiamano e poi non si presentano neppure al colloquio. Il problema non è solo la ‘voglia di lavorare’, ma anche la mancanza di educazione. Noi, per fortuna, abbiamo uno staff di collaboratori storici ma, quando uno va in pensione, sostituirlo diventa un’impresa”.
A La Baia l’unica divagazione alla tradizione è l’investimento sui social e sulla promozione digitale: “E’ una strada obbligata - conclude Loretta - assieme al ‘passa parola’ è l’unico modo davvero efficace per continuare ad intercettare la clientela. Avevamo, come tutti, delle perplessità ma ci siamo accorti ben presto che gli investimenti sul web si traducevano in prenotazioni e, soprattutto, in nuovi contatti. Non mi piace invece TripAdvisor, che è un po’ penalizzante per i ristoranti perché enfatizza le recensioni negative e sottostima quelle positive, però le piattaforme social, alla fine, ci danno l’opportunità di mettere in vetrina le nostre proposte continuando a divulgare la nostra cultura marinara e a condividere la nostra passione”.