Cesenatico, gli amici di Bissoni raccolgono la sua eredità di una sanità pubblica di qualità per tutti

Il modello emiliano-romagnolo di sanità ha da ieri un gruppo di protettori in più. Sono i membri della neonata associazione “Gli amici e le amiche di Giovanni Bissoni”, che si è ufficialmente presentata nella sala “Guido Fanti” della Regione. Dedicata a un artefice e paladino di servizi sanitari pubblici di qualità e universalistici, ne porterà avanti l’opera e l’impegno. Ne fanno parte esponenti della politica nazionale, operatori sanitari, collaboratori e amici.

Alla presentazione di ieri è intervenuto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha evidenziato come questa associazione nasca nel ricordo di una persona dalle straordinarie doti e dalla grande carica umana. «E non è un caso - ha detto - che colleghi, collaboratori e amici l’abbiano fatta nascere. Se Giovanni ci guarda da lassù, ne sarà orgoglioso e soddisfatto». Ha poi espresso preoccupazioni per il rischio di smantellamento del sistema sanitario pubblico. «Mancano risorse e personale. Il problema non è solo quanti soldi si mettono in sanità, ma quanto si mette rispetto al Pil». E sono in discesa dal 6,5% al 6,1%. «La nostra legge regionale con Toscana e Piemonte -ha aggiunto Bonaccini - ha fissato l’asticella al 7,5% del Pil». Ha infine ricordato la grande svolta che si ebbe con l’istituzione Sistema Sanitario Nazionale, introdotto nel 1978 dall’allora ministra della Sanità, Tina Anselmi.

Il presidente dell’associazione, nonché ex presidente della Regione, Vasco Errani, ha rimarcato che si intende fare un «lavoro prettamente a carattere culturale sui temi della sanità, in dialogo ma non legati a politica e istituzioni». Servizi e ricerca scientifica saranno due punti chiave.

La sua vice Alessandra De Palma ha comunicato i nomi dei quattro soci onorari dell’associazione: Rosy Bindi, Romano Prodi, Livia Turco e Pierluigi Bersani. Ha descritto Bissoni come «persona estremamente competente e onesta, che ha dato vita a quello che è passato per essere il sistema emiliano romagnolo della sanità pubblica, dove il centro unificante è la persona, non il guadagno».

Sono state anche svelate le prime iniziative. Il 29 aprile ci sarà un convegno nell’aula magna del Sant’Orsola di Bologna su “Governance e autonomia differenziata”. A seguire, in giugno, si ragionerà di “Fine vita: nessuno deve essere lasciato solo”.

Renato Balduzzi, giurista e costituzionalista, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ministro della Sanità del governo Monti nel 2011 e qui con incarico di presidente del comitato scientifico, ha richiamato l’articolo 54 della Costituzione ed evidenziato che Bissoni era prima di tutto «un uomo giusto in tutte le sue declinazioni”. Un uomo pubblico che nelle istituzioni sapeva starci con disciplina e onore. Disinteressato a qualsiasi interesse personale». Ha spiegato come le difficoltà del Sistema sanitario nazionale «non siano di oggi, ma oggi si manifestino in tutta evidenza». Ha fatto notare che il regionalismo differenziato in sanità «rischia di destrutturare il nostro modello». A Bissoni ha riconosciuto anche il grande merito di aver rimesso in sesto organizzazione e conti nella sanità della Regione Lazio, che era piombata in profonda crisi.

Francesca Bravi, Carlo Lusenti e l’amico ed ex collega sindaco di Cesenatico, Luciano Natali, non hanno lesinato apprezzamenti su Bissoni. Lultimo si è soffermato sulle grandi intuizioni che ebbe quando divenne sindaco di Cesenatico a soli 23 anni, nel giugno del 1977, e poi ancora nel 1983 e lo rimase fino all’aprile 1990, quando passò il testimone proprio a Natali.

Giovanni Bissoni è venuto a mancare lo scorso ottobre, all’età di 70 anni. Per 15 anni è stato assessore regionale alla sanità, voluto in quel ruolo di Pierluigi Bersani. è stato inoltre consulente di vari ministri della sanità, da Rosi Bindi a Renato Baldazzi, a Beatrice Lorenzin, per finire con Giulia Grillo e Roberto Speranza.

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