Cesenatico. Gino Cecchettin: «La fondazione per fare rumore»

Cesenatico
  • 13 settembre 2025

«Da quando mia figlia Giulia non c’è più, il dolore è una costante della mia esistenza. Nel quotidiano, però, continuo a onorare la vita. Sarebbe scorretto nei confronti di Giulia non farlo». Lo ha raccontato ieri mattina Gino Cecchettin, intervistato da Serena Bortone in apertura della seconda giornata della Summer School promossa dalla scuola di politiche fondata da Enrico Letta e diretta da Grazia Iadarola. «Ho imparato a lasciare andare - ha raccontato -. Grazie a Giulia e a mia figlia Elena, che con me condivide il dolore per la mancanza della sorella, che per lei era anche un’amica. Elena, prima di me, è riuscita a capire le cause di quello che è successo a Giulia. E io, ascoltando Elena, ho cambiato modo di essere e di imparare le cose», ha raccontato Cecchettin. «Non riesco a provare odio. Questo mi permette di pronunciare il nome di Filippo e mi ha permesso di incontrarlo in aula. Odiare significa provocare ulteriore male a noi stessi, nel tentativo di farlo agli altri. Tutti i giorni, invece, ci si dovrebbe alzare pensando a cosa si potrebbe fare per l’altro, soprattutto per le persone a noi vicine», ha proseguito rispondendo alle domande degli studenti arrivati a Cesenatico da tutta Italia per partecipare alla nona edizione della quattro giorni dal titolo “Rumore”. «Lo scopo della Fondazione dedicata a Giulia è diffondere la cultura del rispetto, che passa dalla gestione delle emozioni e dall’educazione all’affettività. Filippo non è riuscito a gestire l’ossessione del controllo. Se lo avesse fatto, probabilmente Giulia si sarebbe laureata, Filippo avrebbe avuto una relazione sana, e due famiglie avrebbero continuato a essere felici. La Fondazione e il libro che ho scritto servono a ricordare Giulia ma, soprattutto, a fare rumore, per salvare un’altra Giulia», ha concluso.

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