Cesenatico, Ecopesce, la start up del cibo consapevole: “Vidi un pescatore gettare ai gabbiani una cassa piena di alici e mi è nata l’idea”

Dagli ingredienti dello speciale pasta-party per i ciclisti al traguardo della “Nove Colli”, fino all’idea di una qualcosa di grande in vista del Tour del France il mese prossimo, con le tavole imbandite per strada per fare gustare il pesce preso a Cesenatico. Roberto Casali è un vulcano di idee per i prodotti selezionati nei mercati ittici locali, che lui trasforma e commercializza tramite il marchio “Ecopesce”. Vuole farli conoscere a tutti, a iniziare da quelli “dimenticati” o poco valorizzati ma che sono un trionfo di bontà e qualità a tavola. Con alcuni punti fermi: quanto pescato in mare va lavorato secondo metodi antichi, ancora artigianali, e preparato e commercializzato attraverso l’uso della catena del freddo, senza additivi né conservanti.

«Tutto il pesce qui è ad economia circolare a 360 gradi - assicura Casali - in tutte sue forme: non fa differenza che sia intero o semilavorato».

Ampia gamma di prodotti

L’elenco delle delizie proposte è lunghissimo: filetti di mazzole, triglie, sogliole, alici, polpe di pesce al naturale, tartare, pesce spinato, fritture, spiedini di cefali con mazzancolle, sughi alle canocchie e gamberi, sottolio di tonno alalunga, scatole confezionate con dentro preparati di pesce, molluschi, crostacei insieme. Senza dimenticare i pacchi di pasta fatta in casa: cappelletti, ravioli bottoni, tortelli al nero di totano, prodotti all’osteria “L’acciuga” di Ravenna.

«Abbiamo una gamma di 140 diversi articoli da proporre - riferisce Casali - Stiamo lavorando anche il granchio blu e lo zerro. Siamo partiti dal valorizzare le caratteristiche dei pesci selvatici “dimenticati”. Adesso la nostra missione è sostenere un consumo consapevole, facendo la lotta agli scarti, allo spreco alimentare. Selezioniamo le taglie più adatte, principalmente nei mercati ittici di Cesenatico e Rimini, tracciamo ogni partita, ottimizzando tutte le parti per passare poi con la massima attenzione a mantenerlo tramite la macchina del freddo».

Il pesce nel dna

Roberto Casali ha chiamato la propria creatura imprenditoriale “Economia del mare”, scegliendo come brand “Ecopesce”, a marcare la visione etica di quello che fa con i suoi 15 collaboratori.

Dovunque si metta piede nell’azienda, dai muri alle brochure, c’è scritta “Far bene fa star bene”.

Casali fa risalire l’appartenenza a questo suo mondo a una predestinazione: ai nonni e bisnonni di Cesenatico, pescatori quelli di parte di mamma, pescivendoli di babbo. Dal piccolo laboratorio degli inizi è passato a una realtà strutturata, dotata delle più moderne tecnologie, che oggi conta tra i suoi clienti grandi chef, ristoranti stellati in tutta Italia, privati, alberghi, canali di vendita e-commerce, orientati al bio e ad eco prodotti.

Lotta allo spreco

Casali ricorda bene quando maturò la consapevolezza che nulla di quanto il mare dona andasse sprecato: «Un giorno ero sul porto e vidi un mio grande amico pescatore gettare ai gabbiani una cassa piena di alici, perché valeva più recuperare i 50 centesimi della cassa di polistirolo che il pesce che gli pagavano - racconta - Decisi allora di recuperare e valorizzare quel pesce locale, che ai miei occhi valeva oro».

L’85% del prodotto ittico che “Ecopesce” commercializza è pescato in Adriatico e il resto nel Mediterraneo. Capita infatti che, in base alle stagioni e alle specie, di fare scambi di materia prima: dalle Liguria le alici con le seppie, dal Veneto le sogliole con le canocchie, dalla Spagna dentici e orate con triglie e merluzzi, dalla Sicilia tonno e pesce spada con seppie conservate e sughi pronti.

«Lavoriamo per ridurre lo spreco alimentare senza rinunciare alla qualità - afferma Casali - per promuovere una cultura del cibo e del consumo consapevole, dove ogni pesce, dalla testa alla coda, trovi spazio sulle nostre tavole. Facciamo autentica economia circolare, come gli artigiani in una sartoria».

Nelle scuole e all’università

Casali ci crede, gira nelle scuole per presentare il pesce dell’Adriatico, stringe rapporti di collaborazione col Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentare di Unibo Bologna. E con orgoglio mostra di cosa sia capace un “umile” cefalo sott’olio pescato in Adriatico: vincere nel 2022, a Milano, il primo premio dell’Accademia italiana di cucina.

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