Cesenatico e Comacchio, sindaci in aiuto ai pescatori minacciati

Da Comacchio e da Cesenatico i sindaci scendono in campo per chiedere la sicurezza dei porti, per ostacolare i raid squadristici di individui arrivati da fuori, e soprattutto tutela e garanzia per chi vuole riprendere l'attività e tornare a pescare. Tutto questo non disgiunto al sostegno alle imprese di pesca per far fronte ai rincari del gasolio per mandare a pesca le barche.

Da Cesenatico il sindaco Matteo Gozzoli e e da Comacchio-Porto Garibaldi il sindaco Pierluigi Negri scrivono e si appellano alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese. Evidenziano come a seguito dei rincari del gasolio per portare in mare i pescherecci, principalmente dello strascico e della volante, il malcontento degli operatori della pesca professionale, che da anni vivono uno stato di crisi acuito dalle sempre più stringenti disposizioni comunitarie, è ormai esploso, ai massimi livelli.

Il sindaco di Cesenatico dice: «Il clima in cui ci troviamo a operare è al limite della tensione sociale. Il porto di Cesenatico, nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 maggio ha vissuto momenti di tensione per le intimidazioni ricevute dai nostri pescatori da parte di esponenti della marineria di Marche e Abruzzo. Lo stesso è accaduto ancora nel pomeriggio di venerdì 27 maggio quando gli stessi hanno monopolizzata un'assemblea convocata dalle associazioni e organizzazioni della pesca dell'Emilia-Romagna e rivolta agli operatori regionali». Gozzoli ricorda come solo grazie al dialogo tra associazioni, amministrazione comunale, questura e prefettura, la massiccia presenza di forze dell'ordine abbia evitato che la situazione degenerasse. «Anche per la settimana in corso - richiama il sindaco - è prevista una serrata delle attività (perlopiù imposta, ndr) per diverse imbarcazioni, tuttavia è evidente che tale fermo non potrà durare a lungo».

È quanto fa sapere anche il sindaco di Comacchio. Gozzoli e Negri, l’uno a capo di una amministrazione comunale di centrosinistra, l’altro di centrodestra, richiamano l'attenzione sulla libertà d’impresa e la sicurezza individuale delle persone. «Temiamo - scrivono ciascuno per il propria realtà comunale - per l’incolumità delle persone che potrebbero essere oggetto di violenza privata. Urge una tempestiva risposta, un segnale chiaro delle istituzioni nazionali regionali e territoriali invitando le imprese del settore a riprendere l’attività, garantendo un cordone di protezione e di sicurezza a quelle imprese che già intendono uscire in mare».

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