Cesenatico, concessione al bar contestata a colpi di foto: duelli legali da 27 anni, ora tocca al Tar

Cesenatico
  • 12 febbraio 2024

Sono passati 27 anni da quando l’affittuario di un negozio in piazza Pisacane avvisò il proprietario che qualcuno stava costruendo un edificio che avrebbe ostacolato l’irraggiamento naturale del fabbricato dove svolgeva la propria attività. Quelle iniziali contestazioni non andarono avanti, dopo che un avvocato valutò che forse quei lavori erano in aderenza con quelle non classificabili come finestre ma come semplici “luci” e quindi erano leciti.

Ma era solo l’inizio: da allora sono state sollevate altre questioni e fatte varie azioni legali, che non sono ancora giunte al termine. In particolare, è ancora pendente davanti al Tar di Bologna un ricorso con cui si contesta la legittimità dell’autorizzazione che fu rilasciata a suo tempo per dare il via libera all’intervento edilizio legato a quello che è poi diventato il Bar dei Marinai.

Inoltre, ritenendo di avere in mano carte più che sufficienti per fare valere da subito i propri diritti, chi sta portando avanti questa battaglia, sulle orme del suocero che la avviò nella prima fase e che ora non c’è più, si dice pronto a presentare anche una denuncia contro il Comune. Gli rimprovera infatti di non agire direttamente contro l’abuso che lui ritiene di avere documentato in modo puntuale.

Dopo quelle prime schermaglie nel 1997 - ricostruisce la vicenda Salvatore Di Nardo, 69enne di origine casertana ma residente a Cesenatico, oggi a riposo dopo avere prestato servizio nella polizia stradale - i problemi esplosero di nuovo nel 2005, a seguito dell’installazione di «una macchina per riscaldamento e raffrescamento, con ventole rumorose e che alzavano polvere, di cui l’affittuario del locale vicino si lamentava».

Il “giallo” della costruzione

Da lì partirono verifiche, tramite una richiesta di accesso agli atti, che portarono alla scoperta, nel 2006, del rilascio avvenuto una decina di anni prima di una licenza di ricostruire a seguito di demolizione. Era arrivata dopo che nel 1985 i titolari del bar avevano chiesto e ottenuto un cambio di zonizzazione che consentiva interventi di demolizione-ricostruzione. «Ma in quel caso chiedemmo al Comune di annullare la licenza, perché era stato fatto tutto sulla base di presupposti non veritieri, visto che non c’era alcuna struttura preesistente nel luogo dove si andò a edificare quella nuova. Quindi la concessione del 1997 non poteva essere legittima. Lo accertò e lo dichiarò, mettendolo nero su bianco, anche l’ispettore della polizia municipale Scarpellini, nell’ambito delle indagini coordinate dal pm Santangelo, ma il giudice non andò avanti».

Denuncia penale prescritta

A quel punto, fu intentata una causa civile, che però finì in un vicolo cieco, perché si stabilì che la materia era di competenza dei giudici amministrativi.

Poi, nel 2012, scattò anche una denuncia penale per falsa testimonianza, nei confronti di testimoni della controparte che erano stati ascoltati durante il procedimento civile. «Ma dopo un paio di anni - prosegue Di Nardo - fu lo stesso pubblico ministero a chiedere l’archiviazione, nell’estate del 2013, perché non erano mai stati acquisiti i testi delle testimonianze rese, che avevamo contestato come false, perché era stato dichiarato che la costruzione era stata fatta al posto di un manufatto, che invece non era mai esistito. Abbiamo poi chiesto la riapertura delle indagini, dopo avere fornito la documentazione di quanto avevano dichiarato quei testimoni, ma all’inizio del 2021 è stata depositata una sentenza che, visto che è stato lasciato passare troppo tempo, li ha assolti per prescrizione».

Le foto

Che non esistessero già dei fabbricati nel punto dove si costruì quello nuovo, con la conseguenza che non lo si sarebbe potuto edificare, lo dimostrerebbe «la foto di una ripresa aerea che risale al 1979. Dovrebbe bastare perché il Comune revochi la concessione edilizia del 1997 - prosegue Di Nardo - ma lo scorso settembre la richiesta di prendere questa decisione è stata respinta, sulla base della cartografia del Prg in vigore all’epoca, mentre le immagini parlano chiaro. E ce n’è anche un’altra, della metà degli anni Ottanta, che ci siamo procurati successivamente e che lo conferma».

Strali contro il Comune

Di Nardo non riesce a mandare giù quanto è accaduto dalla fine degli anni Novanta fino a oggi: «A causa della cattiva interpretazione delle norme da parte di qualche dipendente comunale, abbiamo speso svariate decine di migliaia di euro in avvocati, e impiegato tanto tempo ed energie, finora invano, per fare valere i nostri diritti e chiedere l’applicazione della legge. Ci siamo trovati stritolati dalla burocrazia, ma andrò fino in fondo. Se anche il Tar dichiarasse la non validità della concessione, c’è il rischio che passino ancora anni e anni prima di ottenere giustizia».

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