La storia inizia dalla comune vocazione per la produzione del sale, per poi trasformarsi in un diverso destino economico, per Cervia e Cesenatico, località di mare “consorelle”, dove un tempo dominava la “cultura” di un patrimonio così strategico che un tempo valeva quanto l’oro. Se ne è persa la memoria, ma oltre due secoli fa anche Cesenatico aveva i suoi “bacini di acque madri” per il sale. Pochi sono al corrente che anche qui, come nella vicina Cervia, fino agli ultimi anni del Settecento, erano presenti alcune saline.
Ora a colmare questa lacuna ci hanno pensato Renato Cortesi e Dino Manzelli, autori un recente libro intitolato “Una terra tra acqua dolce e acqua salata”, proposto da Risguardi Edizioni di Forlì. Gli autori hanno donato i volumi ai volontari della Croce Rossa di Cesenatico ed alla Associazione Ente Parco delle Saline di Cervia, che li metteranno in vendita per raccogliere fondi destinati all’autofinanziamento.
Il testo indaga l’evoluzione storica-sociale del tratto di territorio tra Cesenatico e Cervia in funzione della specificità dell’ambiente fisico, solcato da canali e invaso da zone paludose, e delle opere di bonifica necessarie all’ambiente stesso, che terminarono con lo spostamento di Cervia dalla sua antica posizione a quella attuale, negli anni dal 1698 al 1702. Fino al definitivo abbandono delle saline di Cesenatico, condotte dall’allora proprietario degli impianti, la Camera Apostolica Vaticana.
I due studiosi avevano già ritrovato, all’Archivio di Stato di Cesena, un’antica mappa che mostrava le saline di Cesenatico. Restaurata, grazie all’intervento economico della Fondazione For Orogel di Cesena, della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena e della società “Siropack” di Cesenatico, oggi è tornata allo stesso Archivio di Stato, in attesa di essere presentata al pubblico.
Renato Cortesi e Dino Manzelli, il primo ingegnere interessato agli aspetti socio antropologici, il secondo già responsabile della Uil di Cesenatico e poi presidente dell’Inps di Forlì, sono appassionati di storia locale. Erano al corrente dell’esistenza di questi impianti per la produzione del sale a Cesenatico, ma le mappe conosciute erano piuttosto vaghe. Il rinvenimento del documento inedito si è rivelato invece molto più dettagliato e con un valore ragguardevole anche dal punto di vista tecnico.
«Sulla scorta di questo e su una serie di altri documenti storici reperiti in vari siti documentali - spiegano Cortesi e Manzelli - siamo giunti a elaborare la tesi che le saline presenti nei due paesi fossero in realtà un unico grande impianto salinifero. Certo erano molto più importanti le saline di Cervia, mentre quelle a Cesenatico erano più piccole e meno produttive, quasi un’appendice delle prime, tanto che nel periodo delle bonifiche le seconde furono sacrificate. Vennero eliminate completamente per risolvere i problemi igienico-sanitari dovuti alla presenza di terreni impaludati».
La conclusione a cui sono arrivati i due autori è che da allora le due località contermini lungo l’alto Adriatico, entrambe soggette al dominio temporale del Papa, imboccarono strade diverse per quanto riguarda l’attività storica prevalente, per cui anche oggi sono ricordate. «Da quel momento in poi - riferiscono - si avviarono verso diverse evoluzioni sociali, rimanendo la produzione del sale il dato economico più importante per Cervia, mentre Cesenatico incrementò sempre di più le attività legate al traffico mercantile e alla pesca».
Si è potuto pubblicare il volume grazie all’aiuto economici della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, del Gruppo Culturale Civiltà Salinara di Cervia, della Confesercenti Ravenna Cesena e delle cooperative Casa del Pescatore e Stabilimenti Balneari, queste ultime due entrambe di Cesenatico.