Cesenatico, Vena Mazzarini: no di Ballerin alla "privatizzazione"

Cesenatico

Appello di Bruno Ballerin per l’igiene e il decoro della Vena Mazzarini, ma anche invito ad abbandonare quella che definisce «l’assurdità dei chioschi e case galleggianti sull’acqua». L’ispettore onorario ai Beni ambientali e paesaggistici e fautore del Museo della Marineria, che ha anche un trascorso di presidente dell’Azienda di soggiorno e di assessore comunale, ripercorre origine, funzione e prove di recupero del corso d’acqua che si sono susseguite. «Nonostante nelle relazioni politiche o amministrative la Vena Mazzarini venga esaltata come luogo di eccezionale bellezza paesaggistica - fa notare Ballerin - nei fatti non ha mai avuto pari dignità con gli altri luoghi importanti, come i Giardini al mare o il centro storico, per i quali la comunità locale e regionale ha speso decine di milioni avendo come unica contropartita l’abbellimento di quei luoghi. Per la Vena, invece, sembra che non si possa intervenire senza che i costi debbano essere compensati da entrate derivanti da una sua utilizzazione commerciale, con chioschi, bar, o case galleggianti». Eppure - prosegue il ragionamento - «in passato non si adottò questo metodo e ogni intervento si realizzò coi soli fondi pubblici. Così fu negli anni Trenta del Novecento, quando si rivestirono di pietra le sponde e nel dopoguerra, per la ricostruzione dei ponti distrutti. Poi un programma di risanamento della Vena Mazzarini, di fatto una fogna a cielo aperto, ebbe inizio nel 1972, eliminando le immissioni di acque nere sia dalla parte di via De Amicis che da quelle di via Bixio-Cesare Abba. Seguì il prosciugamento della Vena, per asportare per tutta la sua lunghezza oltre mezzo metro di fango accumulata nel tempo. Solo in un secondo tempo, nel 1973, fu realizzata la passeggiata sulla sponda ovest, sopraelevandola di 80 centimetri, per compensare l’abbassamento del suolo già in atto». Nacque così «un percorso caratteristico, attrezzato con lampioni, panchine e pontili mobili in legno, che consentirono, oltre al libero passeggio, anche l’attracco ad un centinaio di piccole imbarcazioni». A cinquant’anni di distanza, di quelle attrezzature non resta altro che qualche labile segno. Ed è emerso un problema nuovo: «Il livello medio del mare - sottolinea Ballerin- si è alzato di 140 centimetri e attualmente, durante le massime maree, l’acqua arriva ormai a un metro dal piano stradale di via Nino Bixio, e ancor meno dal cortile di alcune abitazioni lato mare. Una situazione destinata a peggiorare». Vista questa situazione, «qualsiasi intervento che s’intenda fare nella Vena Mazzarini, al di là dell’assurda proposta d’installare al suo interno delle casette galleggianti e punti di ristoro, non potrà prescindere da questa realtà. Gli unici lavori coerenti e realistici attuabili nei prossimi anni dovrebbero riguardare l’igiene e il decoro: pulizia del fondale, rimozione degli sfasciumi esistenti, arredo delle sponde, sistemazione dei due ponti fatiscenti di viale Roma e via Ferrara (oggi solo ciclo pedonale, ndr). E la spesa dovrebbe essere sostenuta col generoso contributo della Regione, come sta avvenendo a Ponente per viale Cristoforo Colombo».

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