Tortura in un garage di Cesenatico, il 24enne Antonio Cacalano è stato liberato dalla custodia carceraria e trasferito agli arresti domiciliari. Il tribunale di Forlì ha accolto la tesi difensiva degli avvocati Andrea Romagnoli e Wilmer Naldi, con il ruolo del giovane ritenuto assolutamente marginale. Confermata la custodia cautelare per tutti gli altri indagati, presso i carceri di Forlì e Ravenna. Restano quindi in carcere Giacinto Battaglino, 53 anni, la moglie Vincenza Chimenti, 52 anni, il figlio Michele Battaglino, 24 anni.
La chiamata e le torture
Secondo quando raccontato in denuncia dai due fratelli vittime delle presunte torture, uno di loro avrebbe ricevuto la chiamata di Michele Battaglino per recarsi a recuperare alcuni suoi oggetti lasciati nel garage della famiglia. Il ragazzo si sarebbe fatto accompagnare dal parente e dalla fidanzata i quali, dopo averlo lasciato nell’abitazione, si sarebbero allontanati. Lì, però, sarebbe scattata l’aggressione. Colpi in testa, calci e pugni anche quando era a terra, un telo di plastica steso sul pavimento su quale era stata sistemata una sedia dove sarebbe poi stato legato come in un film dell’orrore per evitare macchie di sangue, minacce di morte, scariche con un taser. Presenti sarebbero stati la famiglia Battaglino, che vive nella casa adiacente al garage, e Antonio Cacalano. Il nucleo familiare avrebbe contestato il ritrovamento nel garage della droga, che poi sarebbe stata buttata; stupefacente che sarebbe stato occultato a loro avviso dal giovane sequestrato o dal fratello, motivo per cui il primo è stato costretto a chiamare il secondo sotto la minaccia delle percosse per farlo giungere sul posto. Una volta arrivato, anche al congiunto sarebbe stato riservato lo stesso trattamento. Entrambi però hanno negato di aver portato la droga in quella abitazione. Le loro grida di dolore hanno attirato l’attenzione anche della fidanzata che li aveva accompagnati, a sua volta aggredita e ferita in un susseguirsi da Arancia Meccanica.