Cesenatico, pale eoliche in mare: pescatori allarmati

L’impianto eolico da 75 aerogeneratori al largo tra Ravenna e Rimini rischia di affossare la pesca a strascico e “a volante” in una zona dell’Adriatico disseminata da un numero crescente di ostacoli e divieti: piattaforme metanifere, condutture sottomarini, impianti di maricoltura, poligoni di tiro, recente estensione del cono d’ingresso al porto di Ravenna. A lanciare l’allarme, forte e chiaro, sono i pescatori di Cesenatico, che aggiungono che «anche la sicurezza per i pescherecci potrebbe essere messa a repentaglio» dal parco eolico Romagna 1-Romagna 2, esteso da Ravenna fin oltre le acque di fronte a Cesenatico e Bellaria. Il direttore della Cooperativa Casa del Pescatore di Cesenatico, Mario Drudi, si fa portavoce dei malumori dell’intera categoria. Pur premettendo che «non si può non riconoscere il contributo che l’impianto garantirà sulla via della transizione ecologica per la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili», sottolinea che «l’iter che ha portato alla definizione del progetto, purtroppo già in fase avanzata, è stato purtroppo condizionato pesantemente dall’emergenza energetica e per questa ragione si caratterizza per scarsa lucidità e assoluta disattenzione a quelli che sono gli “effetti collaterali”». Drudi analizza la relazione tecnica sulla valutazione dei rischi per la navigazione marittima, predisposta da Agnes. «Il primo elemento che emerge dalla lettura è che la superficie di mare che sarà occupata dagli impianti 1-2 è pari a 387 chilometri quadrati, sui i quali la società proponente richiede venga applicato il divieto di pecca con i sistemi di traino (strascico e volante, ndr), in quanto gli elettrodotti non saranno interrati alla profondità di almeno due metri, che sarebbe compatibile con lo svolgimento di tali attività». Avvisa poi che le barche saranno costrette a fare la gimcana tra le pale eoliche in mare: «Agnes ritiene che anche il tratto di mare compreso fra i campi eolici Romagna 1 e Romagna 2 debba essere interdetto alla pesca a strascico e volante in quanto attraversato da elettrodotti. Ragion per cui la superficie complessiva sottratta alla pesca sarà enorme: supererà abbondantemente i 400 chilometri quadrati. E a questi occorre aggiungere uno spazio analogo che sarà occupato dal Parco eolico previsto al largo di Rimini». Il risultato che ci si aspetta è devastante: «Così si rischia di decretare di fatto la morte professionale ed economica di un mestiere che con l’indotto garantisce tanti posti di lavoro e assicura un prodotto di straordinaria qualità e caratterizza la ristorazione di eccellenza dei comuni costieri e non solo». C’è amarezza: «Sorprende come queste ricadute negative di particolare rilevanza economica e sociale non siano state minimamente considerate dalla Regione e che alla società proponente non sia stato imposto l’interramento degli elettrodotti ad almeno due metri di profondità». Ancora più drastico Claudio Cesarini, capobarca e presidente dell'Associazione produttori pesca Cesenatico. «Ci dicano chiaramente che non si potrà andare più a pesca. Il problema riguarda tutti, quanto meno da Ravenna a Rimini, perché non ci sarà più posto per calare le reti, neppure tra una pala eolica e l’altra. Questo già con le prime 75 del progetto Agnes, a cui dovranno seguirne oltre 50 al largo di Rimini». Sos, infine, per il peggioramento della sicurezza della navigazione nelle acque che con questi ulteriori ostacoli fissi diventeranno trafficatissime.

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