Cesenatico, le bollette vanificano il pienone della stagione estiva

«Il tutto esaurito in hotel non è sufficiente a chiudere la stagione in positivo». Quanto meno non fa presagire automaticamente il ritorno a un lungo “periodo di abbondanza” per gli albergatori. Così Alfonso Maini, vicepresidente di Adac Federalberghi, associazione che a Cesenatico associa 220 strutture ricettive alberghiere su 300 strutture.

Il vicepresidente Maini pone l'accento sui rincari subiti, in particolare sul costo dell'energia, sottolineando come nel settore non sempre il pienone di turisti corrisponda al tempo stesso una soddisfacente e buona redditività alberghiera. «L’estate 2022 che va concludendosi è stata bollente, in tutti i sensi, per via delle temperature, dell’arrivo di tanti turisti ma soprattutto dell’aumento vertiginoso dell’energia e del gas e di conseguenza dei prezzi al consumo - scandisce Maini -. Il tutto esaurito negli hotel non è sufficiente per chiudere la stagione col segno positivo, anzi il caro bollette, l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’innalzamento dei costi di gestione fanno sì che la stagione chiuda in perdita». «La stagione 2022 è iniziata con tante buone aspettative ma per chi non ha apportato aumenti nei propri listini sono tempi duri -sostiene-. Le strutture alberghiere che hanno presentato i loro prezzi ad ottobre 2021 erano al corrente che ci sarebbero stati aumenti, ma non immaginavano un aumento del 300% dei costi dell’energia e del gas con una conseguente impennata dei prezzi al consumo».

«Grazie al bel tempo abbiamo avuto un maggio, giugno e luglio soddisfacenti ma un agosto non eccezionale, un po' sotto ai numeri prepandemia, anche perché si è tornati ad una situazione di concorrenza con la Grecia e la Spagna. A settembre vediamo cosa succederà, la situazione è in continua evoluzione, siamo fiduciosi». Le presenze però sono solo un aspetto di un quadro più complesso: «Indubbiamente, durante la stagione estiva 2022, i turisti hanno ricominciato a viaggiare - considera il vicepresidente Adac - ma molti di loro devono fare i conti con l’aumento del costo della vita che è sempre più alto, mentre gli stipendi dei dipendenti sono rimasti fermi al palo. In questa situazione di grave crisi il turismo sta cambiando più di quello che pensiamo, ma non viene fatto nulla per andare incontro alle nuove esigenze del mercato. Il territorio non è pronto. Le infrastrutture sono rimaste agli anni sessanta e gli aeroporti più vicini hanno tratte spesso poco fruibili per i vacanzieri diretti in Romagna».

Altro punto dolente in questa estate e più volte ribadito è la carenza di personale, disposto a lavorare tanto nei servizi alberghieri quanto nella ristorazione. È una difficoltà, abbozza Alfonso Maini, «che deriva da molteplici fattori: il reddito di cittadinanza, la mancanza di personale qualificato e perché spesso si tratta di impieghi che richiedono sacrifici». La conclusione sono le nubi del il vicepresidente Adac-Federalberghi vede addensarsi sul settore: «Questi sono i motivi per i quali la categoria degli albergatori è molto preoccupata per il futuro delle imprese alberghiere, che minacciano di chiudere le attività definitivamente. Ci appelliamo alle istituzioni: serve trovare soluzioni a questo continuo aumento vertiginoso di costi».

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