Cesenatico, la ‘ndrangheta in Riviera: il Comune parte civile al processo

Il Comune di Cesenatico si è costituito parte civile nel processo “Radici” relativo ad una serie di episodi inerenti alla infiltrazione della ‘ndrangheta in Riviera e non solo, contestati a diversi imputati, per numerosi reati con l’aggravante del metodo mafioso. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale penale di Bologna ha accolto la richiesta avanzata da diversi enti pubblici delle località dove secondo le accuse si svolgeva l’attività criminoso: oltre a Cesenatico, sono parte civile anche i Comuni di Cervia, di Imola e di Reggio Emilia.

«Per noi era doveroso costituirci parte civile - commenta a caldo il sindaco Matteo Gozzoli - dopo essere stati parte attiva nel denunciare gli episodi che erano stati segnalati da diversi cittadini. Lo abbiamo fatto per la tutela della legalità».

Il caso esplose un anno fa, nell’ottobre 2022. L’indagine della guardia di finanza portò a sequestri per 27 milioni di euro e a 23 misure cautelari nei confronti di persone ritenute vicine alle cosche dei Piromalli di Gioia Tauro e dei Mancuso di Limbadi della ‘ndrangheta. In 23 (4 in carcere, 3 ai domiciliari e 16 con obbligo di dimora) hanno subito misure cautelari, mentre sono stati indagati in 34 per associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura, lesioni personali, minacce ed estorsione. Le indagini hanno visto il controllo di oltre 100 conti correnti intestati a 15 persone, intercettazioni su 64 utenze, 3 intercettate tramite trojan e una casella e-mail, l’audizione di 7 collaboratori di giustizia. L’operazione Radici è stata condotta dal Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Bologna, con il supporto dello Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) e la direzione della Procura bolognese.