Cesenatico, l'omaggio di Zaccheroni al padre Adamo: "Un uomo con la schiena dritta"

Cesenatico

«Mio padre Adamo è stato un uomo con la schiena dritta. Ha sempre vigilato su di me, affinché crescessi bene». Così Alberto Zaccheroni ha ricordato suo babbo, venuto a mancare all’età di 97 anni, durante il funerale celebrato ieri pomeriggio. Il feretro è partito dall’ospedale “Marconi” di Cesenatico per raggiungere il cimitero di Meldola, paese d’origine dalla famiglia Zaccheroni. Le offerte raccolte sono state devolute alla Fondazione “La Nuova Famiglia”, che l’ex allenatore Zaccheroni ha preso a sostene, anche come uomo immagine, per dare una mano alle persone svantaggiate e diversamente abili del territorio. Adamo Zaccheroni (al centro nella foto, assieme al figlio e al nipote) era nato nel 1924, a Carpena di Forlì, da una famiglia contadina che si trasferì ben presto nella vicina Meldola. Una volta deciso di raggiungere il mare, a Cesenatico, nei primissimi anni Sessanta, la sua vocazione fu quella di fare il barista, e insieme l’albergatore, rilevando il bar-pensione “Lucciola”, nel centrale viale Leonardo da Vinci, all’angolo con piazzale Ubaldo Comandini, proprio nel cuore della cittadina. Qui, da super tifoso interista, decise di cambiare nome al suo locale, ribattezzandolo Ambrosiana. D’altronde, era stato da subito frequentato da calciatori e da appassionati sportivi e che in estate diventava in tutto e per tutto albergo, mentre d’inverno era il punto dove si organizzavano i “Tornei dei bar” di pallone. Di hotel “Internazionale”, in omaggio ai nerazzurri, che con gli juventini si dividevano la piazza di Cesenatico, ce n’era già uno: quello di Giorgio Ghezzi. Da qui la scelta del nome “Ambrosiana”. Il destino ha poi voluto che i gestori di queste strutture diventassero famosi, non solo come imprenditori turistici, ma come grandi figure del mondo calcio. Giorgio Ghezzi fu portiere della Nazionale e del Milan, dell’Inter e del Genoa. Il figlio di Adamo Zaccheroni, Alberto, è stato un super allenatore che non ha bisogno di presentazioni. Era anche l’unico figlio di quel padre così presente, che non perdeva mai di vista il suo ragazzo, tanto era premuroso ma anche attento che crescesse con maturità e alla rettitudine. I modi garbati e i toni misurati del tecnico, noti a tutti, sono nati da quell’educazione, come ha ricordato lui stesso: «Mio padre era un uomo dalla schiena diritta - ha detto - Non mi ha perso di vista un attimo e si curava di tutto quello che facevo».

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