Cesena,caso Narducci: l’accusa ha chiesto l’assoluzione dei poliziotti

Cesena

CESENA. Da assolvere. Perché il fatto non sussiste o in subordine perché non costituisce reato.
Così si è espressa tramite le richieste al giudice Marco De Leva il Pm Marina Tambini. Incaricata di sostenere l’accusa nel processo che vede imputati tre poliziotti del Commissariato di Cesena, accusati dal 39enne Filippo Narducci di maltrattamenti durante un controllo di polizia.
La procura tramite il pm Tambini ha depositato una memoria scritta in cui detta punto per punto quanto poi riassunto dallo stesso pubblico ministero in circa trequarti d’ora di requisitoria.

Discrasie che nel corso del processo hanno reso Narducci non credibile secondo la Procura, là dove comunque non sarebbe mai stata raggiunta alcuna prova di colpevolezza per gli imputati: gli agenti Marco Pieri, Giancarlo Tizi e Christian Foschi, difesi dagli avvocati Riccardo Luzi, Marco Martines ed Eugenio Pini.
Ad incidere sulla richiesta di assoluzione, oltre alle tante testimonianze raccolte in fase istruttoria ed ai racconti di chi si è occupato a vario titolo della vicenda, avrà senza meno inciso l’estensione d’indagine protagonista dell’udienza della scorsa settimana.

Quando quattro testimoni (tra cui una ragazza che si accompagnava con Filippo Narducci) hanno certificato in aula testimoniando come il 39enne avesse chiesto ad un conoscente di non rivelare quanto avvento in passato: quando Narducci gli aveva confidato di essersi inventato le lesioni subite dai poliziotti (5 giorni per la contusione di un labbro), in realtà patite dal pugno di un magrebino durante una discussione per motivi di droga. Una richiesta che sarebbe stata accompagnata da quella di 30.000 euro per cambiare versione su quanto saputo. Nell’udienza di ieri (chiusasi dopo le 18) hanno poi parlato gli avvocati della presunta parte lesa Narducci: Umberto Calzolari ed Alessandra Pisa.
Per loro invece, come da copione, i poliziotti andrebbero condannati. Perché si sarebbero macchiati di falsi per accusare Narducci. Si sarebbero inventati la sua ebrezza, per coprire l’errore di averlo centrato con un pugno. Il 27 gennaio parola alle difese. Poi la sentenza.

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