Visita con la Soprintendenza nella Cesena antica: “Stanno riemergendo reperti di grande valore storico”

Cesena

Ieri nel pomeriggio una cinquantina di persone tra storici, appassionati e curiosi, si sono ritrovati per un interessante “giro in centro”, in quello che è il “vero centro” della città di Cesena.

Il cuore cittadino che viviamo e conosciamo oggi, difatti, è solamente la fine del processo evolutivo che nei secoli ha visto crescere Cesena nella parte pianeggiante, abbandonando i pendii del colle Garampo dove tutto ebbe inizio.

Prima di un sopralluogo sul campo degli scavi della Cesena antica, la visita organizzata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, era iniziata all’interno delle mura del museo Archeologico di Cesena, dove la funzionaria archeologa della Sopraintendenza, Romina Pirraglia, ha illustrato ai presenti, i reperti storici rivenuti dagli scavi sul Garampo, conservati all’interno delle bacheche in esposizione.

«Era necessario programmare un riallestimento del museo Archeologico, anche per una concreta esigenza ambientale. Su analisi effettuate, temperatura ed umidità non rispecchiavano i parametri necessari» esordisce Pirraglia.

«Il fulcro originario dell’abitato urbano cesenate risiede sul colle Garampo, e non dove siamo abituati a viverlo ora. Sui pendii sorgevano due castelli, la cattedrale, palazzi pubblici, strade e abitazioni. Cesena quindi era a tutti gli effetti una città collinare e nel 1371 il centro era arroccato. Nel 1377 però, l’evento passato alla storia come “Sacco dei Bretoni”, condusse i Malatesta alla scelta di spostare il centro urbano a valle, lasciando le pendici libere per gli scopi difensivi. Proprio per queste ragioni storiche abbiamo deciso di condurre gli scavi sul Garampo (iniziati nel 1996, ripresi dal 2005 al 2012 e nuovamente interrotti fino al 2023, quando sono arrivati nuovi finanziamenti ministeriali, ndr), un’ area con alle spalle più di duemila anni di storia. I reperti archeologici che ora possiamo notare in queste bacheche, sono stati rivenuti quasi tutti all’interno di pozzetti presenti all’interno delle abitazioni: originariamente utilizzati per conservare gli alimenti e successivamente trasformati in fosse di scarico».

I visitatori presenti hanno avuto l’occasione di osservare ed ascoltare le descrizioni storiche dei vari reperti in esposizione: dagli utensili in ceramica, ad elementi per la tessitura, fino ad oggetti metallici quali ferro di cavallo, speroni, chiavi, cesoie, monete. Di grande valore tra i reperti rivenuti in questo ultimo anno di scavi, sono stati la lucerna in bronzo perfettamente integra, caso più unico che raro, e un sigillo in piombo, che garantiva l’ufficialità e l’autenticità di documenti, ad attestare la presenza di uomini di grande potere in città.

Il viaggio nella storia di Cesena è proseguito poi sul colle Garampo, direttamente a qualche metro dagli scavi, dove i partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi ed affiancati da Claudio Negrelli, Roberto Rizzo e Melissa Della Casa di Phoenix Archeologia S.r.l., esponendo i risultati delle ricerche appena concluse.

«Dagli scavi effettuati, le tracce più antiche risalgono ai fondi di capanne dalle dimensioni 4,50 per 2,50 metri, risalenti al terzo-quarto secolo avanti Cristo. In questo punto siamo all’altezza di un incrocio, si notano perfettamente i due assi stradali che si intersecano, costituiti da ciottoli e mattoni. Le strade erano concave, con la canaletta di scolo al centro. Ai loro bordi sorgevano le case in legno e gli edifici. Gli ampi buchi nel terreno, servivano ad incanalare massicce travi in legno per sorreggere i soppalchi delle abitazioni. Essendo case in legno, nel Basso Medioevo, è pure scoppiato un vasto incendio, distruggendo gran parte dell’abitato, non sappiamo però per quali cause. Una parte urbana invece crollò per il terreno mosso e friabile» conclude l’archeologo Roberto Rizzo.

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