Verghereto, pale eoliche sul Monte Comero: associazione deposita osservazioni per bloccarle

“Mountain Wilderness Italia” dice un no secco, attraverso i canali formali delle osservazioni relative alla Valutazione di impatto ambientale in corso, al progetto di impianto eolico denominato “Monte Comero”, proposto dalla società “Fri-El Spa”. Ubicato nel territorio comunale di Verghereto, nella zona della Biancarda, a un’altitudine compresa tra 1.100 e 1.200 metri, con ricadute anche nelle zone di Bagno di Romagna e Sarsina, consiste in sei aerogenatori alti 200 metri, con opere annesse, per una potenza complessiva di 30 megawatt. L’associazione di promozione sociale presieduta da Luigi Casanova ha inoltrato alla Regione un dettagliato documento in cui motiva la sua contrarietà per una lunga serie di ragioni.
Altitudine e aree naturali
Innanzitutto, viene fatto notare che già nel 2013 il Tar aveva sancito, a proposito di un analogo progetto che interessava i comuni di Verghereto e Sarsina, che sopra i 1.200 metri di quota va «protetta la visuale percepibile», e in questo caso quell’altitudine sarebbe abbondantemente superata tenendo conto che ogni pala eolica misura 200 metri. Viene poi ricordato che nei dintorni del punto dove si prevede di collocare gli aerogeneratori ci sono diverse aree naturali protette, tra le quali una, denominata “Balze di Verghereto, Monte Fumaiolo, Ripa della Moia”, a soli 325 metri di distanza da una delle pale. La minaccia alla biodiversità faunistica è un altro aspetto su cui “Mountain Wildeness Italia” si sofferma nella sua osservazione.
Franosità
Non manca un accorato sos per il «rischio sismico e idrogeologico. L’intera area di progetto è interessata dal vincolo idrogeologico. Nel maggio 2023, a seguito della disastrosa alluvione che ha colpito la Romagna, i territori comunali di Verghereto, Sarsina e Bagno di Romagna sono stati dichiarati in stato di emergenza. La realizzazione dell’impianto eolico necessiterà di consistenti movimentazioni di terreno per la creazione delle piazzole e degli elettrodotti interrati, oltre che per creare la viabilità idonea ai trasporti eccezionali; si dovrà intervenire per adeguare le strade esistenti ed aprirne di nuove, a questo proposito sono facilmente reperibili in rete le notizie sulle numerose frane che hanno condizionato la viabilità nei territori dei comuni interessati dal progetto. È intuibile come la geomorfologia di questa zona appenninica sia profondamente diversa dalla stabilità e solidità dei graniti alpini; si tratta di litologie prevalentemente argillose, che generalmente presentano proprietà geomeccaniche scadenti frequentemente associate a fenomeni di dissesto diffuso, tanto da conferire ai versanti interessati un elevato indice di franosità. La criticità dell’assetto idrogeologico della zona può essere ulteriormente aggravata da interventi che comportano scavi e fondazioni in profondità per l’ancoraggio degli enormi tralicci eolici».
Trasporti pesanti
C’è poi la criticità legata alla viabilità a servizio del cantiere: «Il trasporto delle pale è previsto dal porto di Ravenna attraverso diverse strade statali, regionali e provinciali – fanno notare dall’associazione –. Mettiamo in evidenza come la Società Autostrade abbia recentemente rilevato a proposito del progetto eolico Badia del Vento la difficoltà della rete autostradale ad ospitare il transito di veicoli lunghi fino a 70 metri e pesanti centinaia di tonnellate, a causa dell’eccessiva altezza e lunghezza dei carichi; nonostante questo si vuole farli transitare lungo le strade di montagna dell’Appennino?».
Svalutazioni immobiliari
Un altro effetto negativo evidenziato è la svalutazione degli immobili: uno studio citato indica che per case a 10 chilometri da impianti eolici e costruite prima del 1950 la riduzione dei prezzi arriva fino al 23%.
Pericoli in caso di rottura di pale
Un ultimi punto contenuto nell’osservazione riguarda la sicurezza. «I proponenti hanno presentato una “Relazione di calcolo della gittata” in caso di rottura degli elementi rotanti, importante fattore di rischio. La gittata massima del distacco di un rotore intero o di una singola pala viene quantificata nella relazione in 186 metri», cosa che la fa considerare a distanza di sicurezza dagli edifici esistenti. Ma “Mountain Wilderness Italia” osserva che «nessun progetto presenta calcoli per la gittata di singoli frammenti di un rotore, mentre a livello europeo le distanze di sicurezza prescritte sono fissate mediamente a mille metri. Più il frammento è piccolo e più lontano verrà scagliato dal movimento rotatorio della pala. Un frammento di 5 metri di lunghezza può essere scagliato ad oltre mille metri di distanza. Se anche abitazioni, edifici e strade principali risultassero a distanza di relativa sicurezza, occorrerebbe verificare se a distanza più ravvicinata si trovano strade secondarie, sentieri e luoghi di lavoro per attività agricole; altrimenti si rientra nel calcolo delle probabilità e non nel principio di precauzione».