Si temeva la pioggia, invece alla fine sono piovuti solo applausi, con un commosso Dardust che sul palco ha raccolto mugugni solo quando ha detto: «Questa però è davvero l’ultima, poi ci salutiamo»
Rischio pioggia
Un successo da oltre mille spettatori per la puntata della Valle del Savio di “Romagna in Fiore”. Un trekking in musica che ha premiato chi aveva scelto l’Appennino per una domenica diversa dal solito. Una camminata di un’oretta con circa 300 metri di dislivello per arrivare all’abbazia di San Salvatore in Summano a Montalto di Sarsina: il premio al traguardo era il concerto gratuito di Dardust insieme al Sunset String Quintet. Quella di ieri è stata l’unica tappa di “Romagna in Fiore” con l’assistenza di navette per trasportare i disabili e le persone in difficoltà, un servizio dei volontari della Misericordia molto apprezzato, lo stemma sul cofano di una domenica di successo. Camminare per un’ora in salita rinvigorisce lo spirito e aiuta ad arrivare con la coscienza pulita verso lo stand gastronomico e al settore birre, mentre l’acqua di Ridracoli era in ogni caso gratis per tutti.
Beneficenza
“Romagna in Fiore” è un lungo festival gratuito a sostegno delle zone alluvionate, con tutto l’incasso in beneficenza, compreso quello dello stand dove si vende il libro sulla storia dell’Abbazia. Stessa musica per la vendita delle magliette col logo del festival, una esposizione di t-shirt arricchita da un tipo di cartello (“offerta libera”) che per le magliette dei concerti non si vede mai.
Atmosfera e applausi
Il palco di fronte all’abbazia dà su uno spiazzo arricchito da una monumentale quercia secolare, una specie di campanile in legno che troneggia su un prato invaso da centinaia di plaid. Prima del concerto, parte al microfono un emozionato sindaco di Sarsina Enrico Cangini, in camicia celeste parlamentare che sormonta bermudoni e scarpe da trekking. Inizia proprio da qui («scusate il look da boy scout»), poi fa collezione di applausi: «Ci voleva un’alluvione per fare scoprire luoghi incantati come l’abbazia che vedete. Ci voleva un’alluvione per fare capire come anche gli angoli più remoti della nostra Romagna siano magnifici e debbano essere custoditi e rivitalizzati con la cultura. Questo luogo è il frutto di una riqualificazione che si deve a cittadini volenterosi che a suo tempo hanno tirato per la giacchetta il sindaco dicendo: “Metti a posto questo gioiello”. Spero che non piova, ma come dicono i miei concittadini, io porto sfortuna: quando sono stato eletto, è arrivato il Covid, poi sono stato rieletto il 16 maggio scorso e il 17 c’è stata l’alluvione...».