L’ex direttore del Parco Foreste Casentinesi: “La lotta alle alluvioni? Passa da boschi e foreste”

Incuria nell’arco degli anni. Scarsa attenzione e pochi investimenti. Interventi sbagliati e inefficaci. Di tutto ciò proverà a dare spiegazione l’ex dirigente degli uffici biodiversità del Corpo Forestale a Roma, oggi in pensione, nonché ex direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ed ex docente di conservazione della natura presso l’Università di Camerino. Alessandro Bottacci sarà protagonista della conferenza pubblica “Le foreste serbatoi di acqua: è meglio piantare alberi oppure non tagliare alberi?”, che si svolgerà questa sera, alle 20.30, nella sala del servizio di VolontaRomagna, in via Serraglio, 18. È il secondo incontro di un ciclo di cinque dedicati alla difesa dell’ambiente, intitolato “Conoscere per imparare a scegliere” e iniziato il 1° ottobre. L’ex forestale si soffermerà sulle cause che avrebbero determinato le violente alluvioni, e i conseguenti danni, in Romagna negli ultimi anni. E illustrerà possibili soluzioni.

Cause

Bottacci analizzerà gli errori che sono stati commessi e in cui «si persevera» nella gestione del territorio. «Siamo in una fase in cui l’atmosfera è satura di energia – premette –. Pertanto, tende a scaricarla rapidamente generando eventi di straordinaria violenza». Una reazione che la Romagna fatica a sopportare: «Di fronte a questa situazione, il territorio è diventato sempre più vulnerabile a causa dell’eccessiva impermeabilizzazione delle pianure che non permette l’assorbimento dell’acqua nel sottosuolo, ma la fa scorrere in superficie». A questo si lega «l’alterazione della velocità di deflusso della piena dalla montagna verso valle», unico elemento preso in considerazione dalle amministrazioni territoriali per la risoluzione delle difficoltà. «La filosofia tecnocratica delle Regioni ha spinto a intervenire sulla velocizzazione della corrente dell’acqua nella convinzione di evitare le esondazioni – è la critico fatta da Bottacci –. Ciò ha portato a un aumento della cementificazione; alla modifica dei torrenti montani quasi a renderli canali artificiali; all’eliminazione della vegetazione ripariale lungo le sponde dei fiumi. L’innesco perfetto delle alluvioni».

Montagna

Al centro del convegno ci sarà la descrizione del ruolo che boschi e foreste potrebbero giocare nella difesa dalle precipitazioni violente, e in questa missione la vallata del Savio può avere un ruolo chiave. La riflessione partirà dalla critica alla strategia intrapresa dalla Regione Emilia-Romagna nella gestione dei corsi d’acqua. «Va invertito il paradigma – esorta l’ex docente –. L’acqua va rallentata. E le foreste possono essere alleate importanti in questo processo. Il bosco, oltre ad agire sull’energia presente nell’atmosfera, crea anche un suolo poroso, capace di assorbire l’acqua piovana, evitando la salita in superficie, che poi genera l’erosione e provoca gli allagamenti». Un cambio di rotta alla fonte: «L’acqua va trattenuta sulle montagne non convogliata nei torrenti che scendono a valle. Più suolo e boschi sono evoluti, più è alta la percentuale di acqua che viene frenata. Il concetto che si sta sviluppando nelle Regioni è di non curarsi della montagna, ma intervenire solo in pianura con casse di espansione che, spesso, non sono sufficienti perché manca la protezione forestale a monte che diminuirebbe l’acqua negli invasi».

Tagli

Ferma anche la condanna ai tagli “a raso” delle sponde fluviali. «Nel tragitto dalla montagna al mare – spiega Bottacci – l’acqua accumula energia. Un bosco fitto, il drenaggio del terreno, l’intercettazione di rami, foglie e tronchi, ma anche le rocce e gli alberi lungo gli alvei consumano questa energia senza creare danni. Permettendo che al “piano citrico” arrivi una portata ridotta con meno potenza. Più veloce è la corrente, maggiore è l’erosione. Se si compiono tagli totali e si “lisciano” le rive, la velocità di deflusso aumenta. Se Ridracoli non fosse immersa nelle Foreste Casentinesi, sarebbe una coltre di terra».

Soluzioni

Un altro vantaggio rappresentato delle foreste è «la capacità di aspirare l’aria umida che condensa sulle montagne e innesca le precipitazioni – conclude Bottacci – È il fenomeno della “pompa bioetica”, un’azione naturale che attraverso l’energia solare favorisce la formazione di piogge di moderata intensità».

I consigli, dunque, sarebbero quattro: «Ampliare le superfici forestali; fermare il taglio indiscriminato della vegetazione ripariale; arrestare la permeabilizzazione a valle; conservare la montagna».

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