Da Cesena a Linaro attraversando le terre alluvionate lungo la “Via dei flussi”

Da Cesena a Linaro e poi a Sorrivoli, seguendo il percorso del fiume Savio, incontrando le comunità locali, le associazioni che le animano, con lo sguardo rivolto al territorio, alle ferite dell’alluvione, alle tracce delle frane, per coglierne l’impatto sul paesaggio, ma anche sulle vite delle persone. Tutto questo è stato e vuole essere ancora “La via dei flussi”, progetto di aTrio, giovane associazione cesenate che si occupa di partecipazione artistica rivolta ai temi urbani e dell’attivazione delle comunità.

Il racconto del dopo alluvione

L’obiettivo del progetto, raccontano Federica Romagnoli e Caterina Spadoni, era quello di raccontare le terre di Romagna colpite dall’alluvione. L’impatto che esondazioni e fiumi hanno avuto sul paesaggio come lo hanno modificato «per sempre, perché il paesaggio non tornerà più quello di prima, perché il paesaggio muta». Lo spunto lo hanno preso dal cammino delle Terre Mutate, cammino solidale sulle terre colpite dal sisma che attraversa l’Appennino da Fabriano a L’Aquila.

La prima esperienza

Per testare il progetto sono partite dal Savio, ma l’idea è creare cammini anche lungo il Lamone, il Montone e il Bidente. Per il primo test si sono rivolti a Fuorivia, associazione nata nel contesto dell’Università di Venezia. Sono circa una trentina le persone, provenienti da tutta Italia, che hanno partecipato a questo primo «beta test» che si è articolato in tre tappe: Cesena- Borello, Piavola-Ciola- Schiazzano-Nuvoleto-Linaro. E poi Sorrivoli, che hanno raggiunto in macchina. Partner di questa prima esperienza era l’associazione Una strada per Nuvoleto, «da subito come aTrio siamo rimasti attratti da quello che sono riusciti a fare a Nuvoleto dopo l’alluvione, il modo in cui si sono attivati, e la rete di associazioni e di esperti che hanno creato attorno a loro», racconta Spadoni.

Da Cesena a Linaro

«Siamo partiti da Cesena per risalire verso la collina, siamo partiti guardando all’effetto finale dell’alluvione, l’obiettivo era mostrare la dicotomia tra quanto accaduto in città e in collina e al tempo stesso come tutto sia strettamente connesso - spiega Romagnoli -. Lungo il cammino abbiamo incontrato esperti che ci hanno aiutato a leggere il paesaggio e quello che era successo e a capire perché è successo. A Cesena al Ponte Vecchio c’erano l’ingegnere idraulico Andrea Nardini e Francesco Occhipinti di Legambiente, a Nuvoleto il geologo Aldo Antoniazzi. Una parte altrettanto importante del percorso è stato l’incontro con le realtà del territorio: quelle nate dall’alluvione, come Una strada per Nuvoleto, ma anche altre realtà come la proloco di Linaro e Mulinarte, Sorrivoli Resistente». «Camminare è sempre un insieme di rituali, farlo insieme ha un valore importante -aggiunge Spadoni -, permette davvero di entrare in contatto con i luoghi e la loro storia. Li abbiamo attraversati con l’obiettivo di indagare il rapporto uomo-natura e abbiamo potuto osservare anche il modo diverso in cui hanno reagito le comunità».

Per tenere accesi i riflettori

«Per noi di Una Strada di Nuvoleto - racconta Marco Censi - iniziative come questa sono un’occasione per continuare a tenere viva l’attenzione sui luoghi colpiti dall’alluvione. Anche la città è stata fortemente colpita ma incontri come questo ci aiutano a diffondere la consapevolezza che nelle aree interne e più marginali, quando i riflettori si spengono si rimane più soli».

Un’esperienza da moltiplicare

«Attraversare lo spazio è uno strumento molto potente - commenta Spadoni - per acquisire conoscenze e consapevolezza, al terzo giorno durante l’incontro con la comunità di Sorrivoli il gruppo rispondeva in modo diverso rispetto alla partenza. Per qualcuno è stata la prima occasione per incontrare da vicino il cambiamento climatico. Ed è importante perché la consapevolezza è il primo passo per prendersi cura del posto in cui si vive, ma anche per capire come influenzare chi decide, come votare, su cosa fare pressione». Ora l’obiettivo è replicare questa esperienza, moltiplicarla, seguendo gli altri fiumi romagnoli, facendone ulteriori occasioni di conoscenza e vicinanza, aperte a chi viene da fuori ma anche a chi vuole conoscere meglio il territorio in cui vive.

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