Cesena, tracce di un’antica chiesa dai lavori per l’ex Roverella

Era attestata dalle fonti, in particolare da un atto notarile del 1397, e negli anni Novanta erano giunte conferme anche da Denis Capelllini, ispettore onorario della Soprintendenza. Ma a seguito degli scavi in corso al Palazzo Roverella, nell’ambito di un mega-progetto sull’intero complesso finanziato dal Pnrr, ora è comprovata da ritrovamenti di resti l’esistenza della chiesa trecentesca annessa al convento delle monache dello Spirito Santo. Quella che fu realizzata prima della struttura che la sostituì ed è giunta fino ai nostri giorni. Situata in via Milani, fu costruita nel Seicento, è sconsacrata già da tempo e adesso è in fase di ammodernamento. Verrà tra l’altro installato all’interno un impianto di riscaldamento e di raffrescamento, che consentirà di utilizzarla più stabilmente come spazio espositivo.
L’individuazione dell’esatta planimetria e della precisa ubicazione dell’edificio religioso scomparso e l’emersione di fondazioni sono la scoperta storicamente più interessante tra le numerose fatte negli scorsi mesi dagli archeologi della ditta “Phoenix”, sotto la regia della Soprintendenza. In quel contesto sono tra l’altro venuti alla luce anche «resti umani di un paio di persone, sepolte a inumazione in fossa. A quanto pare, erano una giovane donna e un bambino, all’interno dell’antica cripta che esisteva sotto l’abside. Un grumo di calce sui volti, materia che veniva usata come disinfettante in caso di epidemie, fa ipotizzare che possano essere state uccise dalla peste». Dovevano esserci anche altri scheletri, ma probabilmente quasi tutti furono rimossi quando la cripta venne eliminata per sempre nell’Ottocento. Però, in altri punti della chiesa, sono emerse un’altra decina di sepolture.
Le scoperte fatte sono state illustrate un paio di settimane fa a numerosi cittadini interessati, grazie a una visita guidata coordinata dall’archeologa della Soprintendenza, Romina Pirraglia, ma non è stato possibile entrare all’interno. Sono state quindi raccontate a voce, restando fuori, su via Dandini, con l’ausilio anche di un pannello illustrativo.
La chiesa prese forma circa un secolo dopo la fondazione del convento delle suore benedettine dette Santucce e poi Santine o dello Spirito Santo, che risale al 1293 ed era stata eretta sulla via Garampa. La chiesa di fine Trecento costruita dopo il trasferimento nel centro della città era costituita da un’aula rettangolare di 8 metri per 16 e da un’abside a pianta sub-quadrangolare, di 5 metri per 6. Le archeologhe spiegano che «parti di stucchi e uno scarico di frammenti di intonaci dipinti, che sono stati rinvenuti sotto le pavimentazioni vicino all’ingresso occidentale del palazzo, sono una testimonianza preziosa di come dovevano essere le decorazioni interne. Si intravedono scorci di paesaggi, porzioni di volti, aureole, abiti in broccato e anche lettere dell’alfabeto e brandelli di affreschi, potenzialmente ricostruibili dai restauratori, almeno in parte».