Scomparse da Cesena: la mamma di Cristina Golinucci a "Chi l'ha visto?": "Si è fidata di un lupo vestito da agnello"

Cristina Golinucci e Chiara Bolognesi sicuramente (almeno di vista) si conoscevano. Perché avevano fatto insieme il corso da volontarie dell’Avo e come tutti quei corsisti avevano svolto in contemporanea servizio ospedaliero in Geriatria.
Cristina poi aveva anche frequentato per questioni di volontariato e di legami con gli ambienti parrocchiali “il mostro” che ora gli inquirenti cercano di inchiodare a responsabilità di oltre 30 anni fa. La persona che è stata indicata nel 2010 a Marisa Degli Angeli, madre di Cristina Golinucci, come l’autore di violenze sessuali nel periodo della scomparsa delle ragazze. Un nome che Cristina ha anche sui suoi diari ed a casa del quale era anche stata prima di scomparire nel nulla.
“Chi l’ha visto?” in secondo serata mercoledì ha ripercorso le tappe di quanto il Corriere Romagna ha messo in evidenza già da settimane. Mamma Marisa per la terza puntata consecutiva del programma Tv dedicato agli scomparsi è tornata a Roma ed era in studio in compagnia dell’avvocato Nicodemo Gentile dell’associazione Penelope.
A ribadire che «Cristina e Chiara si erano sicuramente conosciute» è stato Umberto Gaggi, fondatore e all’epoca presidente di Avo, l’associazione che si occupa di stare vicina agli ammalati soli nelle strutture sanitarie.
A “Chi l’ha visto?” ha parlato di quel periodo storico. Spiegando che gli investigatori avevano chiesto conto ad Avo di Cristina e Chiara. Senza però sottolineare nel servizio Tv quanto spiegato al Corriere Romagna nell’edizione del 5 febbraio scorso. Cioè di essere ancora in possesso di una rubrica con tutti i 600 nomi ed indirizzi dei tanti volontari formatisi ed attivi in quegli anni all’Avo.
«Si può parlare di scomparsa volontaria solo dopo, quando una persona viene ritrovata - è stato l’ammonimento della conduttrice Federica Sciarelli - non prima». La guida del programma di Rai Tre ha mostrato gli articoli di stampa dell’epoca che riprendevano il pensiero degli inquirenti. Si parlava di “fuga volontaria” sia per Cristina che per Chiara Bolognesi e non si ravvisavano “fatti violenti” dietro la loro scomparsa, precisando che Cristina e Chiara “non si conoscevano”, malgrado frequentassero lo stesso istituto tecnico e la stessa associazione di volontariato.
In quelle settimane tra la scomparsa di Cristina Golinucci e il ritrovamento del cadavere nel Savio di Chiara Bolognesi però la paura in città era quella della presenza di un mostro. Si percepiva bene anche negli articoli di stampa. Lo stesso mostro che a distanza di 30 anni cercano ancora oggi investigatori ed inquirenti. Una persona che non è più Emanuel Boke, il sudafricano poi condannato per violenza sessuale di un’altra ragazza cesenate, scomparso dai radar dopo aver scontato 5 anni di galera; ma una persona ben inserita negli ambienti delle parrocchie in particolar modo all’Osservanza ed a San Paolo. Una persona presente anche nelle descrizioni sui diari di Cristina Golinucci e che potrebbe averla intercettata nel parcheggio dei frati cappuccini il 1° settembre 1992, quando è scomparsa. Una persona che all’epoca viveva anche molto vicino alla fermata del bus dove Chiara Bolognesi è sparita ad inizio ottobre 1992, prima di essere ritrovata morta nel fiume a distanza di 3 settimane.
«Marisa fu umiliata quando le fu detto che Cristina era scappata - ha sottolineato Federica Sciarelli - ma è inutile pensare al passato, ora si pensa che dietro alla scomparsa delle due ragazze ci sia la stessa persona».
Nel servizio è intervenuto anche Francesco Zanotti, portavoce della Diocesi di Cesena e del vescovo Regattieri: ribadendo la richiesta della Diocesi evidenziata nei giorni scorsi: «Chi sa parli».
«Forse Cristina si è fidata di un lupo vestito da agnello - ha chiuso Mamma Marisa - Mi fa piacere che la Diocesi sia vicina al mio dolore, però devono aiutarmi a capire se nella loro cerchia c’è qualche mela marcia, solo così troveremo la verità. Chi fino ad ora ha coperto qualcuno deve uscire allo scoperto e parlare».