Roberto Saviano a Sogliano: “Vorrei tornare libero e salire in moto”

I Notturni nel bosco soglianesi di Sillaba si trasferiscono in paese; i recenti temporali hanno compromesso l’agibilità del prato nell’area di Ponte Rosso. Così si conferma l’arrivo dell’atteso ospite Roberto Saviano stasera alle 21.30 nella centrale piazza Matteotti, con il suo ultimo lavoro L’amore mio non muore. Scrittore, giornalista, sceneggiatore, conduttore (Kings of crime canale Nove), il napoletano Saviano (1979) ebbe un esordio esplosivo con Gomorra (2006); da un lato un reportage esemplare quanto coraggioso, dall’altro l’inizio di un’altra vita per conseguenze e minacce subite. Non ha mai mollato continuando a combattere i pensieri stolti e utilitaristici che sembrano dettare legge. A fine giugno ha affrontato un’udienza in Tribunale accusato di diffamazione ai danni del ministro Matteo Salvini. Ciò per averlo criticato come “ministro della malavita” affermazione questa che fu dichiarata dallo storico, politico, antifascista Gaetano Salvemini (1873-1957).
Come sta, Roberto?
«Resisto».
A Sogliano fa conoscere la storia di una studentessa fiorentina vittima della ‘ndrangheta, scomparsa in Calabria nel 1981, a 24 anni, e mai più ritrovata. Amava un ragazzo erede di famiglie di mafia convinta che ciò potesse mettere fine a faide e violenza. L’amore come unica arma contro il sistema mafioso organizzato?
«È così. La storia di Rossella Casini racconta di una giovanissima studentessa universitaria, che non si oppone alla ‘ndrangheta in nome della legalità, della giustizia, nemmeno per senso di vendetta, ma in nome di un sentimento che appartiene a tutti e che tutti possono comprendere: la possibilità di essere felici attraverso l’amore».
Il lavoro fa seguito al libro omonimo; in che modo è riuscito a unire verità dei fatti a suggestioni letterarie da romanzo?
«Mi è quasi sembrato di seguire tracce lasciate da Rossella, contenute nelle carte processuali. E poi le testimonianze delle persone che l’hanno conosciuta; è emersa una personalità tutt’altro che banale, poliedrica, ma soprattutto libera. Questa sua libertà mi ha spiazzato e allo stesso tempo mi ha fatto capire che si può parlare di amore e mafie senza banalizzarne, ma aggiungendo profondità».
Fare scomparire le persone è un’arma ulteriore della cattiveria umana e mafiosa, perché aggiungere tale perfidia?
«C’è la volontà di cancellare, insieme alla persona, anche il portato rivoluzionario delle sue azioni. C’è l’afflizione per i cari che devono restare ancorati saldamente ai propri ricordi perché non hanno un luogo fisico dove andare a piangere chi non c’è più. È tutto di una crudeltà inaudita... ed è solo calcolo».
Questa sua “mise en espace” sarebbe adatta a trasformarsi in uno spettacolo teatrale vero e proprio, o magari in un film?
«La storia di Rossella Casini è talmente struggente che andrebbe portata ovunque. A Sogliano al Rubicone sono certo che avverrà qualcosa di magico. È poetico parlare di amore, anche di un amore tragico, nel folto di un bosco come su di una piazza di paese».
So che sono passati diciotto anni da quando vive con la scorta; com’è diventare maggiorenne con adulti che la badano a vista?
«Vivo sotto scorta dal 2006, da quando avevo 26 anni. Per me è divenuta ormai una condizione naturale e questo è ciò che più mi spaventa. Vorrei tornare libero, è il mio più grande desiderio».
Quali erano le aspirazioni prima di questa condizione, e quali le sue attuali? Cosa vorrebbe fare se potesse tornare libero?
«I pensieri affollano la mente... non so cosa farò se un giorno dovessi tornare a essere libero, senza scorta. Ora penso a grandi passeggiate, a lunghi giri in moto, una moto che non ho, ma che è sempre presente nei miei sogni. Ma forse, invece, mi lascerò semplicemente cadere sul letto, sorridendo. Forse mi addormenterò senza sognare. Nessuna moto, ma nemmeno più incubi. Dormirò per ore, forse. E al mio risveglio mi sentirò leggero».
Poi ci sono loro, i Salvini & co. Perché in Italia, Europa, nel mondo, non riusciamo a opporre governi con una visione futura costruttiva mentre, dalle mafie alle guerre, continuiamo a distruggerci?
«Perché la ferocia di queste persone ha finito per spaventarci, per atterrirci e inibire ogni capacità di azione e ribellione. Perché siamo soli nella lotta, non abbiamo una politica di opposizione credibile, che ci dia sostegno e alla quale chiedere di darci sostegno. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie».
Chiudiamo con un pensiero di leggerezza; cosa le piacerebbe fare in questa estate?
«Salire in sella a una moto, indossare un casco integrale in modo che nessuno possa riconoscermi, e partire senza meta e senza sapere quando tornerò».
Biglietteria dalle ore 20 in via Decio Raggi. Euro 25.
Info: 370 3685093