Ristori post alluvione: tanti in agricoltura aspettano da due anni

Sono passati due anni e mezzo dall’alluvione del maggio 2023 e in agricoltura ci sono aziende che ancora non hanno ricevuto nemmeno il primo 50% degli aiuti previsti per i danni subiti. Succede perché quella del riconoscimento e poi del ristoro dei danni subiti dalle aziende agricole, in pianura e ancora di più in montagna, è una materia piuttosto complicata da districare.
Emergenza senza precedenti
«A differenza di altri eventi calamitosi, come i terremoti, per cui ormai esistono meccanismi rodati di ristoro, quello che ha colpito l’agricoltura tra il 2023 e il 2024 rappresenta un’emergenza senza precedenti», spiegano dal collegio dei periti agrari e dei periti agrari laureati della Romagna presieduto da Antonio Baroncini. «Solo il dialogo continuo tra la struttura e i tecnici, che vivono il territorio, ne conoscono le criticità, le peculiarità e le esigenze, ha permesso di iniziare a comprendere la reale entità dei danni subiti dalle imprese agricole».
In attesa da due anni
È stato e continua a essere un lavoro complesso, quello dei tecnici, che agli inizi ha avuto anche qualche momento di sana conflittualità ma che è stato soprattutto di collaborazione nei confronti della struttura commissariale e di Invitalia. «Nonostante l’impegno e la dedizione, però, ad oggi molte aziende, in particolare quelle situate in aree montane svantaggiate - spiegano i tecnici coinvolti - non hanno ancora ricevuto nemmeno il primo 50% degli aiuti previsti. Questo a causa del numero limitato di tecnici disponibili, della complessità del lavoro, delle incertezze normative e dell’intricata burocrazia, spesso aggravata da richieste difformi da Comune a Comune. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla difficoltà, soprattutto nelle aree interne, di reperire ditte specializzate in movimento terra, ancora oggi impegnate in numerosi cantieri pubblici e privati».
Un percorso lento
«Noi ci troviamo tra l’incudine e il martello, tra chi ha subito danni e da oltre due anni attende un ristoro e la cabina commissariale e gli enti che devono vagliare le richieste e fare in modo che quel ristoro arrivi», spiega Alessandro Giampreti. «Il problema è che siamo davvero pochi ad occuparci di queste perizie. Di quelli che parteciparono alla prima riunione a ottobre 2023 saremo rimasti il 10%». Da due anni i tecnici lavorano per fare chiarezza normativa, adeguare gli strumenti alla complessità dei danni subiti e alla realtà delle situazioni che le norme dovrebbero affrontare, ma è un processo lungo, che nel tempo ha visto succedersi commissari (prima Figliuolo, poi Curcio) e interlocutori e la pressione da parte di chi ancora attende un aiuto comprensibilmente aumenta.
Il nodo di chi ha fatto da sé
Uno dei nodi per cui si attende a breve una soluzione con una nuova ordinanza che dovrebbe essere di imminente uscita, riguarda i lavori realizzati in autonomia: «Anche nella fase di rendicontazione, i tecnici si sono messi a disposizione per trovare modalità tecniche adeguate e verificabili che soddisfino le richieste della struttura commissariale, garantendo alle aziende il giusto ristoro. Questo vale soprattutto per gli interventi realizzati in economia, con mezzi propri e in condizioni di emergenza». Sul punto, riferiscono, «in più occasioni i tecnici hanno ribadito la necessità, in presenza di lavori già eseguiti e funzionali alla ripresa della coltivazione e dell’attività produttiva, di snellire, se non addirittura eliminare, gli iter autorizzativi normalmente previsti. La struttura commissariale ha assicurato che sarà a breve pubblicato un documento propedeutico alla corretta presentazione degli interventi effettuati dalle singole imprese agricole».
Un lavoro che non si ferma
«Nel frattempo, gli agricoltori di collina e montagna continuano a lavorare per ripristinare un territorio devastato da eventi franosi che ne hanno spesso modificato radicalmente l’orografia, danneggiando campi e viabilità». I tecnici, da parte loro, «continuano a sostenere le imprese nel rispetto delle norme, mettendoci il nome e spesso anche un importante supporto umano».